Da 4 giorni occupano il Comune di Montefredane (Avellino) per opporsi al loro licenziamento. Sono gli operai e dipendenti della Novolegno del Gruppo Fantoni di Udine, azienda che ha deciso di chiudere lo storico stabilimento campano per spostare la produzione tutta in Friuli. Almeno 117 persone rischiano di trovarsi rapidamente senza lavoro e reddito per le loro famiglie, mettendo in difficoltà anche l'indotto della fabbrica e il territorio locale. E tutto questo mentre la società ha già annunciato investimenti per 25 milioni nelle nuove linee, da realizzarsi però tutti nella sede di Osoppo.

Operai in cassa integrazione da maggio 2019

Gli operai della Novolegno sono in cassa integrazione dal maggio scorso, e nonostante le ripetute richieste di intervento e aiuto alla Regione Campania e allo Stato, non hanno ricevuto risposta. Per questo hanno deciso nei giorni scorsi una nuova mossa dettata da sconforto e disperazione: quella di occupare la sala consiliare del municipio di Montefredane, paese dove è ubicato lo stabilimento di proprietà del Gruppo Fantoni. Bivaccano sul posto, mangiano e anche dormono lì al freddo e al gelo, attrezzati con delle improvvisate brandine e delle tende da campo. Vogliono che non solo il Ministero dello sviluppo economico ma anche le altre istituzioni locali si occupino del loro futuro, facendo tornare l'azienda friulana sui suoi passi.

Chiedono però lavoro e non assistenza, tanto più adesso che sanno che la società ha programmato nuovi e consistenti investimenti per rilanciare l'attività industriale, anche se al Nord e non al Sud. Alcuni dei dipendenti che protestano ricordano che nel recente passato nel sito avellinese della Novolegno - fermo dal febbraio 2019 - si realizzavano cinque prodotti diversi.

Poi questi sono progressivamente diminuiti, fino a diventare uno solo negli ultimi anni. "Ci avevano detto che per i nostri prodotti non c'erano più sbocchi sul mercato - afferma un operaio dell'azienda - ma non è vero, dato che Fantoni sta potenziamento le proprie attività ad Udine. E questo è inaccettabile".

Protesta ad oltranza

I lavoratori irpini affermano di voler proseguire nella loro clamorosa iniziativa di protesta fino a quando non si troveranno soluzioni per la loro occupazione. Dicono di esser disposti a sacrifici pesanti pur di non perdere il posto e rimanere senza reddito. Operai e rappresentanti sindacali si augurano che al Mise, a Roma, si apra presto un tavolo di crisi che riesca ad individuare strade diverse per il futuro della fabbrica avellinese. Ma dai segnali che arrivano dall'azienda, le speranze al momento sembra siano poche. La situazione dei lavoratori della Novolegno è la medesima di altre decine di migliaia di persone in Italia che da anni stanno subendo gli effetti più pesanti di una crisi industriale e manifatturiera mai vista prima. Una crisi che soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud del Paese sta provocando effetti devastanti sul piano sociale, oltre che economico.