Prostituzione minorile. È questa l'accusa nei confronti di don Alberto Paolo Lesmo, il prete della Chiesa di San Marcellino ed ex decano di Milano-Baggio. Ed è anche questo ciò che porta il parroco a essere ritenuto colpevole dal giudice per l'udienza preliminare, dai giudici in Appello e da quelli in Cassazione. La sua storia, che a un certo punto ha un "colpo di scena", viene raccontata integralmente solo oggi dal Corriere della Sera.
Andiamo per ordine. Siamo tra il 2009 e il 2011. Il prete della parrocchia di Milano paga per ben 20 volte un 16enne tossicodipendente, che aveva contattato via chat, per avere rapporti intimi con lui.
Le cifre proposte sono da capogiro: tra i 150 e i 250 euro per ogni prestazione. Il ragazzino accetta perché con quei soldi ha la possibilità di comprare la cocaina.
Il prete viene condannato in primo grado
Ora ci spostiamo al 2013. Il minorenne si rivolge a una psicologa, perché ha tentato di togliersi la vita. Tra le varie difficoltà che sta attraversando, ce n'è anche una particolare: il prete che lo paga in cambio di rapporti intimi. Secondo quanto previsto dal Codice Deontologico, la psicologa denuncia il fatto e parte l'inchiesta a opera del pm Giovanni Polizzi. Don Alberto Paolo Lesmo cerca di giustificare il tutto, sostenendo che, come mostrano i fatti, il 16enne è solo un ragazzino problematico.
Il pm, però, non gli crede e le indagini vanno avanti, fino a che vengono raccolti sufficienti elementi di colpevolezza. Il giudice per le indagini preliminari, Gennaro Mastrangelo, lo reputa colpevole del reato di prostituzione minorile. Al termine del processo, nel corso del qual vengono interamente ricostruiti i fatti avvenuti tra il 2009 e il 2011, il prete di Milano viene condannato con rito abbreviato a 1 anno e 10 mesi di reclusione.
Per lui, non vengono proposte né la sospensione condizionale della pena né le attenuanti generiche.
Il cavillo legale: scatta la prescrizione
Il parroco non ci sta e nel 2018 va in Appello. Ma anche qui la situazione non cambia e il verdetto è il medesimo: è colpevole e deve scontare la sua pena. Allora, si appiglia all'ultima possibilità, ovvero la Cassazione.
Siamo nel 2019. La Suprema Corte di Cassazione concorda con gli altri giudici che fino a ora si sono occupati del caso. Per questo motivo, respinge la possibilità di dare al prete le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena. Nel frattempo, il sacerdote è stato anche sospeso dal ministero e vive in una comunità di sostegno psicologico.
Tuttavia, accade qualcosa di più o meno imprevisto, perché scatta la prescrizione. In effetti, nonostante la colpevolezza sia stata accertata nei tre gradi del giudizio, tutti i reati sono andati in prescrizione l'1 luglio 2018, cioè proprio 11 giorni dopo che i giudici della Corte d'Appello avevano emesso la sentenza.
In tutto ciò, il minorenne non si è mai costituito come parte civile nel processo, dato che si prostituiva abitualmente con adulti.
Nella storia, infatti, compare fin da subito un altro personaggio, ossia Guido Milani, ex presidente del centro ricreativo di Lecco "Cooperativa ragazzi e cinema". Milani, condannato a 4 anni e 6 mesi dal gup, aveva avuto dei rapporti intimi con il 16enne in cambio di denaro (circa 200 euro a prestazione) o 3 grammi di cocaina.