Dell'esistenza del coronavirus, il 'cigno nero' come con linguaggio figurato i cinesi definiscono un evento inaspettato potenzialmente catastrofico, un gruppo di coraggiosi medici ne aveva dato notizia a inizio dicembre. Che la censura di Stato abbia 'silenziato' l'allarme coronavirus e ritardato l'avvio delle misure emergenziali non è più solo un'ipotesi suggestiva del New York Times.

La Cina, per redimersi agli occhi del mondo, fa una parziale ammissione di responsabilità: "Siamo stati deboli, è un duro test per noi". L'inaspettato 'mea cupa' arriva dal comitato permanente del Politburo, l'organo del Partito Comunista presieduto dal presidente Xi Jinping.

Il Dragone mobilitato sta cercando di dare prova di efficienza, non solo con la costruzione a tempo record di ospedali a Wuhan, città da 11 milioni di abitanti e focolaio dell'infezione, ma con l'inasprimento delle misure per chi non accetti la quarantena e la pena di morte a chi contagi intenzionalmente altri.

Coronavirus, il Partito tra ammissioni ed emergenza

"Dobbiamo fronteggiare le mancanze e le debolezze che l’epidemia ha messo in luce, questo è un test importante per il sistema cinese e le sue capacità di amministrazione": il presidente non compare in pubblico da fine gennaio per non essere associato alla crisi fronteggiata dal Paese, ma il Partito Comunista Cinese riconosce il ritardo nell'avvio di interventi sanitari rispetto alla scoperta di un virus sconosciuto.

Pechino, incalzata dall'Oms e dalla comunità internazionale, sta prendendo misure senza precedenti per evitare la diffusione del contagio. Dallo scorso 23 gennaio, è in atto la più grande quarantena della storia con più di 50 milioni di persone isolate: un esperimento di ingegneria sanitaria che coinvolge gli abitanti di Wuhan e di circa 15 città della provincia dello Hubei, quella dove tutto è iniziato e dove, di fatto, l'emergenza è circoscritta, per contagi e decessi.

Dai dati diffusi dalla Commissione sanitaria cinese sono aumentati a dismisura i contagi dall'inizio dell'epidemia, superando i 24536 casi: dei 492 decessi totali registrati, 479 riguardano la sola provincia dell'Hubei. Sono aumentate le vittime, ma anche le guarigioni: 520 i guariti, 20 mila persone sono sotto osservazione.

Anche nella lontana Pechino strade, centri commerciali, negozi sono deserti. Autorità e imprese invitano la gente a lavorare da casa, il governo ha chiesto alle scuole del Paese di organizzare lezioni online per gli studenti. A Wuhan, l'emergenza è fronteggiata oltre con la costruzione in 10 giorni di un ospedale da 1000 posti letti per ammalati di coronavirus, con musei e centri congressi trasformati in ricoveri per accogliere 3500 pazienti 'non gravi'.

Coronavirus, sanzioni fino alla pena di morte

L'epidemia ha fatto emergere disfunzioni, antichissimi punti deboli della governance cinese nel rapporto tra il vertice centrale e le periferie. Difficoltà in un Paese che ha un miliardo e 400 milioni di persone distribuite su un territorio almeno 30 volte più esteso dell'Italia, già registrate in altre emergenze sanitarie, quali Sars, peste suina, terremoto nello Sichuan.

Oltre alla 'paura' della periferie di comunicare brutte notizie al centro, la legge dello Stato prevede che in caso di epidemie o emergenze sanitarie sia il governo centrale ad annunciarle. E' quanto ha spiegato a una tv cinese Zhou Xianwang, il sindaco di Wuhan per giustificare da parte sua il mancato allarme sul coronavirus.

Ora che la macchina politica organizzativa si è messa in moto, cominciano a saltare le prime teste: il vice direttore della Croce Rossa dell'Hubei, Zhang Qin, è stato rimosso e sanzionato a causa di mancanze nella distribuzione delle donazioni ricevute. La Croce Rossa è al centro di uno scandalo per la distribuzione delle mascherine. La Corte Suprema ha criticato l'arresto degli otto medici che hanno dato notizia della nuova Sars, mentre Li Wenliang, che fu il primo a lanciare l'allarme di una possibile nuova epidemia quando i casi positivi erano appena sette, in terapia intensiva dopo aver contratto il virus è ora considerato un medico eroe.

I tribunali dello Heilongjiang, hanno annunciato la pena di morte per chi diffonda il virus, ma senza specificare in base a quali criteri. Ovunque, diffondere fake news può costare fino a 15 anni di carcere, mentre chi rifiuta la quarantena potrà essere punito fino a 7 anni. Il Dragone non può permettersi il panico di massa.

Coronavirus, a Macao roulette ferme

A Macao, Las Vegas dell'Oriente, fermi tutti i casinò per due settimane. Francia, Germanie e Regno Unito hanno invitato i loro connazionali, se possibile, a lasciare la Cina. Intanto una nave da crociera giapponese con 3500 persone a bordo, è ferma davanti al porto di Yokohama, dopo che un passeggero di 80 anni è risultato positivo al contagio.

Mentre crescono i timori per i contraccolpi economici, Pechino ha accusato Paesi quali Italia e Usa di diffondere il panico. Il nostro Paese è stato poi 'riabilitato' e incluso tra queli che stanno aiutando.