"Ora non va anticipata la riapertura, va programmata!". Così ha esordito il direttore del Dipartimento delle Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, in un'intervista del 17 aprile andata in onda su La 7 nel programma "8 e mezzo". Il contenitore televisivo, condotto da Lilli Gruber, è stato tutto incentrato sull'emergenza Coronavirus e ha visto, oltre a Galli, anche la partecipazione del giornalista Luca Telese, dello scrittore Paolo Giordano e della cronista Politica di Repubblica Annalisa Cuzzocrea.

Al centro del dibattito proprio le dichiarazioni di Galli: il primario ha in particolare evidenziato le carenze dimostrate dal Sistema Sanitario Nazionale nella prima fase epidemica ed invitato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a coordinarne il "ripristino ottimale" in tempi brevi, evitando tra l'altro di anticipare "scadenze improbabili".

Bisogna rivedere il funzionamento della Sanità italiana

In collegamento da Milano, l'infettivologo del Sacco, Massimo Galli, ha affermato che, a fronte delle "lezioni avute da questa epidemia", la Sanità nazionale va governata in modo diverso: "Mi farò un sacco di nemici per aver detto questo". In tutto il territorio nazionale, ci sono state delle "discrepanze" delle quali tutti i cittadini "si sono resi conto". "Il sistema sanitario italiano non è stato uguale per tutti" ha ribadito il professore, paragonandolo alla "fattoria degli animali": "I livelli essenziali di assistenza che dovevano essere efficaci in tutte le Regioni, sono stati applicati solo per una minoranza delle stesse". In seguito, lo stesso Galli si è posto una domanda: "Quante Regioni sono riuscite a seguire tutti i protocolli che avrebbero dovuto essere messi in pratica da tutte le Regioni?".

"Se poi si aggiungono i tagli alla sanità pubblica - ha proseguito Galli - questi sono i risultati".

Cosa dovrebbe fare il Governo?

"Il Presidente del Consiglio deve evitare di dare delle scadenze improbabili" ha proseguito Galli. A suo dire, il Premier deve innanzitutto chiedersi se l'assistenza sanitaria "è stata uguale per tutti": "Deve sforzarsi di ricoordinare ed avviare nuovi interventi, essenziali per la coesistenza armata col virus".

L'imperativo chiave secondo Galli sarebbe dunque quello di non prendere alla leggera la cosiddetta Fase 2: "Non dobbiamo poter dire, dall'oggi al domani, mascherine e guanti, si torna tutti al lavoro, e va bene così". Il tutto deve essere "ben considerato" visto gli esiti fallimentari che si sono manifestati nel primo ciclo dell'epidemia, sul fronte sanitario, in tutto il Paese: "Tutto questo va ripreso e riassettato" ha chiosato Galli.