Tutte le aziende del Gruppo Crai Secom Spa non venderanno più le mascherine protettive. In seguito all'ordinanza firmata da Domenico Arcuri (commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all'emergenza Covid-19) che prevede un prezzo calmierato dei dispositivi sanitari che non superi i 50 centesimi, la società milanese ha deciso che nei propri negozi questi prodotti non saranno più disponibili.

Il consorzio ha diramato un comunicato ufficiale nel quale ha spiegato nei dettagli le ragioni per le quali è stata effettuata questa scelta.

Nel documento si legge chiaramente che è stata bloccata la vendita da tutti i negozi appartenenti al Gruppo delle mascherine chirurgiche. Si ritiene che il costo sancito dal commissario straordinario Arcuri sia troppo basso, o meglio "inferiore al loro costo d'acquisto". Dunque, la clientela non potrà più reperire i dispositivi di protezione per il volto nei supermercati ed esercizi commerciali dei vari marchi Crai, Pellicano, Caddy's, IperSoap, Pilato, ProShop, Saponi e Profumi, Risparmio Casa, Shuki e Smoll.

La società lombarda si è prontamente scusata con i clienti, dicendosi consapevole che tutto ciò comporterà disagi e qualche disservizio. Tuttavia, nonostante l'impegno profuso in questo periodo per venire incontro alle esigenze dei consumatori, il Gruppo Crai per il momento si vede impossibilitato nel portare avanti la commercializzazione delle mascherine.

Nelle battute conclusive della nota ufficiale, l'azienda si è rivolta direttamente al Governo, confidando che possa intervenire per "risolvere al più presto tale situazione".

Domenico Arcuri, accordo con farmacie per rimborso su vendita mascherine

Nell'attesa di capire se il Governo verrà incontro alla richiesta del Gruppo Crai, intervenendo in qualche modo per far sì che le mascherine tornino tra gli scaffali dei suoi negozi, Domenico Arcuri è riuscito a raggiungere un accordo con farmacie e parafarmacie.

I titolari e gestori di queste ultime, infatti, avevano protestato con le istituzioni, perché il prezzo calmierato di 50 centesimi anche per loro risultava troppo basso rispetto alle spese relative all'acquisto all'ingrosso.

In questo caso, il commissario straordinario all'emergenza è riuscito a trovare una via d'uscita soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

Il dirigente calabrese ha affermato che sia la farmacie che le parafarmacie potranno richiedere un rimborso che consentirà loro di mettere in commercio comunque i dispositivi sanitari anche se il costo d'acquisto all'origine sarà stato superiore a quello di vendita.