In questo momento così delicato della storia, siamo nel pieno dell'emergenza sanitaria da Coronavirus e c'è chi guarda ad un'altra terribile pandemia della storia (l'influenza spagnola del 1918). In particolare, il mondo 102 anni fa mentre si stava riprendendo dalla Prima Guerra Mondiale, si ritrovò a combattere contro un altro nemico, che stavolta era invisibile e molto più letale di chiunque altro. In questo periodo, mentre gli esperti cercano di avere notizie certe sull'attuale Covid-19, ci sono alcune distinzioni da fare con l'influenza spagnola.

Quest'ultima viene raccontata molto bene dalla scrittrice Laura Spinney che durante un'intervista a 'La Stampa', ha spiegato le analogie e le differenze con la situazione attuale.

L'Australia riuscì ad evitare il virus in un primo momento

L'influenza spagnola ha provocato molti più morti delle due guerre mondiali. Infatti, l'autrice del libro '1918, l’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo' ha spiegato che quella tragedia provocò in un anno (a partire dalla primavera 1918), un totale di morti tra i cinquanta e i cento milioni, mentre quelli della Grande guerra, furono in tutto diciassette milioni.

In quell'occasione si ammalò un terzo della popolazione mondiale e solo pochissime aree furono risparmiate, tra cui l'Australia, almeno in un primo momento.

Proprio in riferimento a quest'ultima, la scrittrice ha affermato che un paese così grande riuscì a difendersi dalla pandemia perché applicò una quarantena marittima rigorosa. Però tolsero troppo presto la quarantena e così l’epidemia arrivò con la terza ondata.

Poi, in riferimento all'attuale coronavirus, la Spinney ha dichiarato che è un virus che appartiene ad una famiglia diversa rispetto all'influenza spagnola.

Però in generale, la scrittrice consiglia di stare attenti all'evoluzione del Covid-19, l'esempio della Spagnola è evidente. Infatti, quest'ultima ebbe tre ondate, di cui la prima simile ad un’influenza stagionale, mentre le altre due furono molto più violente e causarono milioni di morti. Quindi, è bene imparare dalla storia e non allentare troppo presto le misure restrittive.

Infine, la Spinney parla di un vantaggio rispetto alla pandemia di inizio Novecento, cioè che all'epoca non c'era l'informazione che circola al giorno d'oggi. Però, nonostante ciò, all'epoca così come oggi, ci sono stati governi che in un primo momento fecero finta di nulla e non adottarono subito le misure necessarie.

Nessuno può considerarsi immune

Inoltre, tra le analogie c'è da considerare che nei casi più gravi del coronavirus, così come per l'influenza spagnola, la morte avviene e avvenne a causa della polmonite. Le persone più deboli come gli anziani sono le più soggette ad ammalarsi, però al di là di questa considerazione, nessuno può realmente considerarsi immune al Covid-19.

Ovviamente, come spiegato anche dalla scrittrice, i due virus sono diversi e hanno preso di mira fasce di popolazione molto diverse.

Infatti, per quanto riguarda il coronavirus, i giovani possono anche sviluppare sintomi gravi, ma in maggioranza sono gli anziani che contraggono la forma più seria della malattia. Al contrario, l'influenza spagnola, colpì in una maniera molto violenta proprio i sistemi immunitari più giovani e reattivi, cioè quella fascia d'età che va dai 15 ai 40 anni. Infatti, al contrario del Covid-19, in questo caso, le persone con un sistema immunitario più debole furono meno soggette ad ammalarsi seriamente.