Ancora spargimenti di sangue in Messico dove un'altra giornalista è rimasta vittima dei narcotrafficanti messicani. Ad essere oggetto della furia omicida dei cartelli è stata in questa occasione la reporter Maria Helena Ferral, 50 anni, operatrice dell'informazione residente nello Stato di Veracruz.

Mentre stava rincasando da un appuntamento avuto con un notaio a Papantla, sua città di residenza, due sicari della mafia messicana le si sono avvicinati esplodendo otto colpi di pistola. La cronista non è morta sul colpo, ma è stata trasportata in ospedale dove è deceduta poco dopo in seguito alle gravissime ferite riportate.

La Ferral è stata una giornalista 'scomoda'

La Ferral non ha mai avuto paura dei cartelli. La donna è stata fondatrice, nonché direttrice, di un sito web di informazione, il Quinto Poder de Veracruz, ed è stata anche collaboratrice di Diario de Xalapa. Nel corso della sua attività giornalistica si è occupata di crimine organizzato, di fatti di corruzione nella Polizia, della tacita connivenza tra le Istituzioni messicane (Polizia ed esponenti politici) ed i narcos. Temi molto attuali, ma anche scottanti e perciò pericolosi considerati soprattutto i tanti interessi economici derivanti dallo spaccio della droga che transita dallo stato messicano verso gli Usa e l'Europa costituendosi dunque come punto di snodo del traffico internazionale di stupefacenti.

Nonostante questo, Maria Helena ha sempre fatto il suo dovere, informare, scrivere, raccontare i fatti, tanto da aver ricevuto in carriera anche diversi riconoscimenti. Ma ai premi hanno purtroppo fatto da contraltare anche le minacce. Le autorità del governo messicano le avevano così assegnato una scorta che però nei giorni scorsi era stata revocata, cosa che è stata subito sfruttata dalle gang locali.

La mattanza dei giornalisti e l'attività criminale dei cartelli

Essere giornalisti in Messico è pericoloso, tanto che dal 2006 è cominciata contro di loro una 'guerra nella guerra'. Gli operatori dell'informazione uccisi ammontano a circa un centinaio partendo dal 2006, e quest'anno, con la morte della Ferral, le vittime del settore diventano due.

Nonostante il Coronavirus sia arrivato anche in terra messicana, l'attività di spaccio criminale non si è dunque fermata. Neanche la battaglia per assicurarsi i canali di smistamento della cocaina è stata interrotta. Le gang locali a fronteggiarsi per il predominio sono la Jalisco Nueva Generación, comandata un tempo da Guzman, e la Santa Rosa da Lima, Madonna venerata in Perù.

Negli ultimi tempi l'asset della violenza della criminalità organizzata si è spostata nello Stato di Guanajuato, dove si sono registrate ben 98 persone assassinate nella sola giornata del 28 marzo. Morti causate da una guerra, quella scatenatasi per la gestione dei canali di smercio di cocaina, metanfetamina e fentanyl verso il nord del continente americano.

Le indagini della giornalista uccisa

Nel corso delle sue inchieste la Ferral aveva più volte svelato i legami sinergici tra la criminalità organizzata e le Istituzioni veracruzane. Nel 2016, dopo una serie di approfondimenti sull’ex sindaco di Coyutla, Camerino Basilio Picazo Pérez, aveva pubblicamente dichiarato di aver subito delle minacce da quest’ultimo. Ferral, inoltre, si occupava da tempo delle scomparse forzate nella Sierra di Papantla, dove secondo le stime governative si sono registrate oltre 60mila sparizioni negli ultimi 12 anni.