Suona il campanello d'allarme per i bambini: una sindrome infiammatoria che colpisce i vasi sanguigni, la malattia di Kawasaki, nelle ultime settimane ha fatto registrare un notevole aumento di casi. Gli esperti stanno valutando una possibile correlazione tra il manifestarsi della sindrome e il Coronavirus.

In cosa consiste la malattia di Kawasaki e chi colpisce

La sindrome di Kawasaki è un'infiammazione, una vasculite di tutti i vasi sanguigni dell'organismo, e per questo viene definite vasculite sistemica. I soggetti interessati sono principalmente i bambini in età infantile, generalmente al di sotto dei cinque anni d'età, ma la malattia è stata evidenziata anche in soggetti più grandi, in adolescenti e adulti.

La diagnosi è complicata, in quanto la sindrome non ha dei marker specifici, e si basa sostanzialmente sui criteri clinico - diagnostici: tra i più importanti, febbre prolungata per più di cinque giorni e arrossamento delle congiuntive, senza secrezione. Inoltre sono state riscontrate alterazioni a carico dei linfonodi del collo, arrossamento e un indurimento di su mani e piedi. Possono esserci anche eruzioni cutanee simili a quelle del morbillo o dell'orticaria, ma non sono caratteristiche della malattia di Kawasaki.

Sindrome d Kawasaki e Coronavirus: i pediatri sono in allerta

Relativamente ad un legame tra la malattia di Kawasaki e il Coronavirus, i pediatri sono in allerta: nelle ultime settimane, soprattutto a Bergamo, i casi osservati di sindrome di Kawasaki in un mese sono pari a quelli osservati negli ultimi tre anni, e taluni gravi sintomi, richiedono la terapia intensiva.

Il reumatologo e pediatra dell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo Lucio Verdoni, ha spigato cosa è accaduto negli ultimi trenta giorni: 'I casi da sindrome di Kawasaki registrati nell'ultimo mese sono 13, dai neonati agli adolescenti di 16 anni, mentre fino ad adesso ce ne erano stati massimo quattro all'anno'. Sulla probabile correlazione con il coronavirus il pediatra spiega: 'Solo 2 dei 13 bambini sono risultati positivi al tampone, mentre 11 lo erano al test sierologico.

Pensiamo che sia una manifestazione dei bambini che hanno contratto il virus in modo asintomatico, per sviluppare poi questa infiammazione a distanza di tempo', sottolineando, quindi, come la sindrome sarebbe un probabile effetto collaterale del virus. Verdoni conclude asserendo che, al momento, non si hanno certezze scientifiche e correlate di una corrispondenza tra la sindrome di Kawasaki e il Coronavirus, ma certo è che un aumento così significativo in un mese, in concomitanza del virus, è un dato che fa riflettere.

Non ci sono certezze sul coinvolgimento del coronavirus

Tuttavia, al momento non ci sono delle diagnosi accertate che il Coronavirus sia direttamente coinvolto nello sviluppo della malattia di Kawasaki, o se forme che vengono riscontrate, siano una patologia sistemica simile a quella di Kawasaki, ma secondaria all'infezione. Tuttavia, l'elevato numero di casi in zone ad alta circolazione del Coronavirus come la Lombardia, e l'associazione della positività dei tamponi e dei test sierologici, suggerirebbe un'associazione non del tutto casuale.