La Sala Stampa della Santa Sede fa sapere, attraverso un comunicato, che i resti ossei rinvenuti presso il cimitero Teutonico non apparterrebbero ad Emanuela Orlandi. Il procedimento relativo alla presunta sepoltura in Vaticano è stato quindi archiviato dal Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano. I resti più recenti infatti sarebbero databili ad epoca anteriore alla scomparsa della giovane donna. Ricordiamo che di Emanuela Orlandi non si hanno più notizie dal 1983, anno della sua scomparsa.

I reperti ossei risalirebbero a circa cento anni fa

Il fascicolo era stato aperto l’estate scorsa a seguito della denuncia dei genitori della Orlandi che avevano ricevuto una lettera anonima in cui si indicava il complesso cimiteriale. Il promotore di giustizia, Gian Piero Milano e il suo aggiunto, Alessandro Diddi, avevano prima autorizzato l’accesso a due tombe del cimitero Teutonico, che risultarono vuote. Ma un ulteriore accertamento in un locale sotterraneo all’interno dello stesso complesso cimiteriale aveva portato alla scoperta di numerosi resti ossei di diversa epoca e origine. Il perito d’ufficio, Giovanni Arcudi, dopo accurate verifiche sui reperti ha concluso che i frammenti non potrebbero appartenere alla ragazza perché risalenti ad almeno cento anni fa.

L’Ufficio del Promotore di Giustizia ha accolto quindi la richiesta di archiviazione, ma i familiari della ragazza potranno comunque procedere ad ulteriori accertamenti privatamente.

Un mistero che dura da più di trent’anni

Non si è ancora risolto quindi il mistero della giovane Orlandi, scomparsa nel 1983, di cui la famiglia chiede ancora giustizia.

Il Vaticano ha sempre dimostrato la propria collaborazione nella ricerca della verità per questo caso, che dopo quasi trenta anni risulta ancora irrisolto. Le ultime notizie sulla ragazza risalgono al pomeriggio della sua scomparsa. Come di consueto si era recata alla lezione di musica alle 16, ma ne era uscita dieci minuti in anticipo.

Dopodiché aveva chiamato la sorella, da una cabina telefonica, per informarla che avrebbe ritardato un po' a causa del pullman, che sarebbe passato più tardi. In quella stessa telefonata avrebbe parlato anche di un uomo che l'aveva avvicinata per offrirle un lavoro di volantinaggio ben retribuito da svolgere durante delle sfilate di moda. Seguita da due compagne di corso, si sarebbe recata poi alla fermata del bus, ma sarebbe rimasta da sola poiché il suo pullman era pieno. Da allora, il nulla. Tante sono le versioni che si sono susseguite in questi anni che però hanno portato ad un nulla di fatto. Il caso è ancora lontano dall’essere risolto.