Il desiderio di socialità proprio dell'essere umano a volte può essere più forte della paura anche ai tempi dell'emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus. Ne sono un esempio i casi, da Nord a Sud, da Milano a Roma, di giovani che si riappropriano della loro libertà dopo mesi di isolamento trascurando a volte le norme di prevenzione del contagio in vigore, come l'uso della mascherina e il distanziamento sociale. Per capire le motivazioni delle leggerezze commesse da alcuni giovani, il Corriere della Sera ne ha intervistato alcuni che hanno spiegato di non avere paura di uscire in quanto convinti che "Il Covid-19 colpisca i più anziani".
Paolo: 'Il virus colpisce i più anziani'
Dopo due mesi e mezzo di lockdown, molti giovani vogliono riappropriarsi della loro vita sociale e stare insieme agli amici. Il Corriere della Sera ha interpellato alcuni di quelli che definisce gli "irriducibili della movida". Tra questi c'è Paolo, uno studente 21enne di Scienze politiche che ha affermato che venerdì a Bologna è stato insieme ai suoi amici fino alle 2 di notte. Il ragazzo ha ammesso di aver parlato con loro senza mascherina o distanziamento sociale, ma non sembra per nulla preoccupato. Il giovane ha detto di non avere paura, perché ha 21 anni e "il virus colpisce i più anziani". Poi, ha aggiunto di essere stato in compagnia di persone che conosceva perciò sapeva che avevano passato la quarantena in casa senza nessun contatto.
Infine, Paolo ha concluso dicendo che i suoi genitori vivono a Cagliari e quindi a Bologna non ha nessun parente e non può rappresentare un veicolo di contagio.
Riccardo spiega al Corriere della sera: 'Gli aperitivi non sono la cosa più grave'
Poi c'è chi come Riccardo, un giovane di 17 anni studente del liceo Mameli di Roma, ha raccontato che a Ponte Milvio nessuno indossava la mascherina perché "Volevamo fare bella figura".
Il ragazzo ha poi aggiunto che gli aperitivi non sono di certo la cosa più grave, in quanto ci sono persone che organizzano feste di compleanno in casa, in cui invitano tanti amici e queste ultime non possono essere controllate: "Lo vedo dalle loro stories su Instagram. Quelli non li controlla nessuno".
Le parole del presidente del consiglio studentesco dell'Università di Trento
Dalle testimonianze emerge che molti giovani (ovviamente non tutti) sono convinti di aver già fatto la loro parte in questi mesi e di meritare l'allentamento delle misure rigide. Uno studente all'ultimo anno di Informatica dell'Università di Trento ha dichiarato: "Per settimane ci è stato imposto un distanziamento sociale che non era quello del metro al supermercato, ma delle relazioni umane. È stato difficile per tutti: uno studente ha a che fare quotidianamente con i coetanei, dentro la biblioteca, nel bar dell’ateneo, in biblioteca, in mensa o in cortile. Ci sta che adesso abbia voglia di recuperare quella dimensione".