Il 30 aprile - quando non era ancora scattata la Fase 2 della gestione dell'emergenza nuovo Coronavirus - al marito di una coppia di coniugi brianzoli è stata comminata una multa di 373,34 euro perché si era recato in visita al suocero presso una casa di riposo a Introbio (provincia di Lecco). Nel momento in cui sono stati fermati dalla polizia municipale, entrambi hanno spiegato che si erano spostati perché si trattava di una situazione d'emergenza, dato che il padre 99enne della donna (deceduto poi il 3 maggio) era stato colpito da un ictus ed era in fin di vita.

Il vigile urbano, però, non avrebbe sentito ragioni. Siccome l'anziano era il suocero dell'uomo che guidava l'automobile, secondo le norme restrittive aveva commesso un'infrazione, dunque andava sanzionato. E così è stato. La signora C.S. ha deciso di raccontare la vicenda al quotidiano Il Giorno, spiegando innanzitutto che sia lei che il coniuge nutrono il massimo rispetto verso le forze dell'ordine. Tuttavia, quando alla fine di aprile sono stati fermati all'altezza di Merate, si sono ritrovati di fronte ad un atteggiamento di "chiusura totale" da parte dell'agente che ha effettuato i controlli, il quale avrebbe detto loro che il suo compito sarebbe stato esclusivamente quello di seguire e applicare le disposizioni di legge senza ascoltare alcuna motivazione.

La donna, però, ritiene che se la polizia municipale non cerca di distinguere i singoli casi, valutandoli attentamente, si rischia di "perdere fiducia nelle istituzioni". Prima di riportare quanto accadutole a Il Giorno, l'ex insegnante di Caponago (provincia di Monza e Brianza) ha scritto una lettera al sindaco di Merate, Massimo Panzeri, e al comandante dei vigili della cittadina stessa per spiegare che lei e il marito sono rimasti vittime di un "triste abuso".

Ad oggi, però, dalle istituzioni locali non è arrivata alcuna risposta.

Multato per aver accompagnato la moglie in visita d'emergenza al padre in fin di vita

La signora ha spiegato al quotidiano milanese che il 28 aprile è stata avvisata dalla RSA di Introbio che il padre di 99 anni era stato colpito da un ictus ed era in fin di vita.

In periodo di epidemia da nuovo coronavirus le visite alle case di riposo per anziani non sono permesse ma, trattandosi di una situazione di emergenza, i responsabili della struttura hanno autorizzato la donna a raggiungere il genitore nella mattinata del 30 aprile. Inoltre, siccome il paziente non era affetto da Covid-19, si trovata in un'area isolata dell'edificio e avrebbe potuto vedere la figlia in una "zona filtro" e in piena sicurezza.

Trattandosi di una situazione di urgenza, l'ex professoressa è stata accompagnata dal marito in auto fino a Introbio. Sulla via del ritorno, nei pressi di Merate, sono stati fermati da una pattuglia della polizia municipale. A questo punto, hanno mostrato al vigile le autocertificazioni sulle quali avevano scritto che si erano spostati per una questione d'emergenza, una "visita per ictus".

L'agente però ha affermato che l'uomo era "soltanto" il genero del paziente, dunque non avrebbe potuto lasciare il proprio Comune di residenza.

Marito e moglie hanno descritto l'accaduto al vigile, dicendosi pronti a mostrargli tutta la documentazione medica che comprovava le precarie condizioni di salute del padre della signora. Inoltre, hanno invitato a contattare la casa di riposo affinché testimoniasse che in effetti la coppia si era recata a Introbio per un caso di emergenza. Niente da fare: l'agente avrebbe risposto che non gli interessava nulla, che lui avrebbe dovuto applicare la legge. Di conseguenza, ha multato l'uomo per aver accompagnato la moglie in un'altra città per "visita al suocero".

La donna ha detto a Il Giorno che presenterà ricorso al Prefetto perché la motivazione della sanzione è inesatta. Infatti il verbale riporta che il marito sarebbe uscito per una "normale visita" quando, in realtà, si trattava di recarsi dal suocero ormai in fin di vita. Dopo aver ascoltato le ragioni della signora, la redazione della testata giornalistica lombarda ha contattato il Comune di Merate, ma né il sindaco e nemmeno il comandante della polizia locale hanno voluto fornire la propria versione dei fatti.