Reddito di cittadinanza erogato a 101 tra boss e affiliati alla ‘ndrangheta delle cosche reggine. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Reggio Calabria con l’operazione “Mala Civitas” che ha portato alla denuncia degli illeciti percettori del sussidio Inps che avevano finora riscosso oltre 516 mila euro. Tra i beneficiari, anche il figlio di Roberto Pannunzi, considerato uno dei principali trafficanti di cocaina a livello mondiale.
Operazione della Gdf, 101 'ndranghetisti col reddito di cittadinanza
La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha scoperto 101 ‘ndranghetisti affiliati alle cosche della provincia reggina che percepivano illegittimamente il reddito di cittadinanza.
Come è noto, infatti, il sussidio Inps non prevede tra i beneficiari coloro che hanno ricevuto una condanna negli ultimi dieci anni. Regola che è stata possibile aggirare semplicemente con la presentazione di autocertificazioni fasulle che nessuno, evidentemente, si è preso la briga di verificare.
L’operazione condotta dai finanzieri si è svolta sottoponendo a controlli incrociati i nomi di 500 soggetti condannati in modo definitivo per associazione mafiosa. E’ così emerso che un quinto dei controllati, a molti dei quali erano stati sequestrati beni per milioni di euro, percepivano da mesi il reddito di cittadinanza mentre altri 15 soggetti avevano presentato domanda per la quale attendevano l’esito della pratica dall’Inps.
Tra i nomi finiti nella rete, tutti denunciati e segnalati all’Istituto previdenziale per la revoca del beneficio e il recupero di somme già erogate, circa 516 mila euro, figurano esponenti di spicco delle cosche reggine dei Tegano e dei Serraino e di altre note famiglie operanti nella piana di Gioia Tauro e della Locride.
I finanzieri hanno calcolato che, fino al termine del periodo di erogazione, i 101 mafiosi avrebbero intascato altri 470 mila euro.
Anche il figlio del Pablo Escobar italiano con il reddito di cittadinanza
Tra i beneficiari del reddito di cittadinanza scoperti con l’operazione “Mala Civitas”, figura anche Alessandro Pannunzi, figlio di Roberto “Bebè” Pannunzi, considerato il Pablo Escobar italiano, secondo gli inquirenti uno dei più grossi trafficanti a livello mondiale che si vantava di pesare i soldi, anziché contarli.
Soldi che erano frutto dell’attività di importazione di due tonnellate al mese di cocaina ma che, evidentemente, non erano sufficienti a garantire il sostentamento del figlio, ormai avviato a seguire le orme del padre, grazie anche al matrimonio con la figlia di uno dei principali produttori di coca di Medellin. Alessandro, nella sua domanda per ottenere il sussidio, non aveva neanche indicato la residenza.