Dopo essere stata liberata da una prigionia durata un anno e mezzo, la volontaria italiana Silvia Romano è stata ascoltata dal pm Sergio Colaiocco, responsabile dell’antiterrorismo della procura di Roma e gli ufficiali dei carabinieri del Ros. Queste le parole della ragazza riportate da Fanpage.it: "I primi tempi sono stati molto duri perché non facevo altro che piangere, però poi ho cercato di farmi coraggio e alla fine sono riuscita a trovare un equilibro interiore".

La Romano ha anche raccontato della sua volontaria conversione all'Islam e ha affermato che nessuno l'ha obbligata, ma ha chiesto di sua spontanea volontà il Corano.

Silvia ha poi aggiunto che pian piano ha raggiunto sempre più consapevolezza di quella conversione, fino al punto in cui ha scelto un nuovo nome: Aisha, come la moglie favorita di Maometto.

Silvia Romano: 'Trattata sempre bene e con rispetto dai rapitori'

La cooperante italiana liberata sabato 9 maggio ha affermato di essere sempre stata trattata con rispetto dai suoi rapitori e non ha mai temuto di morire. Secondo quanto riportato da Fanpage.it, la Romano ha detto al Pm di quando si trovava in Kenya, poi la consegna in Somalia a quelli che sarebbero diventati i suoi carcerieri. Proprio in riferimento a questi ultimi, la ragazza ha detto che erano due gruppi da tre persone, tutti uomini che interagivano con lei con il volto coperto.

Silvia anche affermato di non essere mai stata maltrattata e che nessuno ha mai abusato di lei.

La ragazza ha poi aggiunto: "Anzi, mi ripetevano spesso che prima o poi sarei stata liberata. Non sono mai stata legata, ma avevo libertà di movimento nei sei appartamenti dove mi hanno tenuto sequestrata".

Il papà di Silvia: 'Mia figlia non è mai voluta diventare un'icona'

Silvia ha raccontato al Pm che ha scelto liberamente di convertirsi all'Islam senza nessuna pressione. La ragazza ha detto di essere arrivata a questa decisione lentamente verso la metà della prigionia e quindi non improvvisamente. La Romano ha poi aggiunto di aver scoperto di essere a Mogadiscio solo due giorni prima del rilascio, quando i suoi rapitori le hanno detto di prepararsi perché l'avrebbero liberata.

Secondo quanto riportato da Fanpage.it, il papà della giovane in un'intervista al "Quotidiano nazionale" ha affermato che sua figlia non ha mai voluto essere un'icona, ma ha sempre deciso di aiutare il prossimo. L'uomo ha aggiunto che Silvia era partita per l'Africa per aiutare i più bisognosi e perché "Era quello che sentiva nel cuore". Enzo Romano ha poi concluso dicendo che ora l'importante è che sua figlia sia tornata sana e salva dalla famiglia, il resto non conta.