Alessia Ortense, trans di Pescara, è deceduta a 46 anni. Oltre al dolore per la sua prematura scomparsa, è emersa la rabbia degli amici che denunciano una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Sul manifesto funebre, infatti la trans è indicata al maschile, contrariamente alle sue scelte di vita.

Alessia Ortense dopo la morte ritorna al nome maschile per i manifesti: rabbia nelle associazioni

A Pescara c'è stata la scomparsa prematura di Alessia Ortense che si è spenta ieri, 4 giugno, presso l'ospedale civico della città. Sui necrologi, però, è stato utilizzato il nome maschile a cui la trans aveva rinunciato molto tempo fa, seguendo il suo percorso di vita.

Con un post su Facebook, il fatto è stato denunciato da Giovanna Miscia, conosciuta come Giò Sensation che ha scritto: "Un altro caso di mancanza di rispetto per l'identità di una persona trans". Il riferimento è ad un caso analogo accaduto poco fa ad Alessia Cirillo di Napoli. Nella sua lunga nota, l'organizzatrice delegata di Miss Trans Italia per l'Abruzzo ha reso noto ciò che è avvenuto ad Alessia Ortense, affinché simili comportamenti possano diventare sempre più rari. Non era una sua amica, ma una semplice conoscente, ma vedere i manifesti con il nome al maschile ha colpito Giovanna, tanto da spingerla a denunciare pubblicamente l'accaduto.

"Io posso capire il dolore e lo sconforto dei genitori - ha scritto ancora Gio Sensation, - sarebbe stato giusto almeno aggiungere al nome anagrafico quello d'elezione".

La donna ha precisato di non voler in alcun modo criticare la famiglia di Alessia, ma ha voluto sottolineare l'importanza del riconoscimento anche dopo la morte delle scelte che le persone hanno fatto quando erano in vita.

Sul web in molti si sono schierati a favore delle associazioni arcigay

Al post di Giovanna si è unita anche Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli che ha scritto: "Dopo Alessia, Valentina chissà quante e quanti invisibili", concludendo "Così una donna ridiventa uomo nel silenzio della morte".

La presidente Arcigay ha aggiunto la speranza di un percorso di consapevolezza da parte della famiglia di Alessia Ortense, deceduta a soli 46 anni senza aver ottenuto il riconoscimento delle proprie scelte. Anche Arcigay Chieti si è unita alla causa sostenuta dalle altre associazioni: "Ci scontriamo con una cultura ignorante che non considera il reale perso delle parole" si legge sulla pagina ufficiale del gruppo.

In molti hanno sostenuto le due attiviste, ritenendo il gesto dei familiari un brutto colpo alla dignità della defunta, mentre altri hanno giustificato il manifesto perché legalmente il nome della defunta era ancora quello maschile.