Proseguono le indagini sulla vicenda che ha coinvolto la Caserma dei Carabinieri "Levante" di Piacenza che sarebbe divenuta 'scena del crimine' di numerosi atti illeciti contestati a militi appartenenti all'Arma. Tra i reati a cui dovranno rispondere, lo spaccio di stupefacenti, arresti illeciti, violenze e pestaggi, fino alle accuse di pratiche sessuali avvenute nella sede di via Caccialupo. Le intercettazioni delle autorità a capo dell'inchiesta hanno condotto sei carabinieri agli arresti e quattro con obbligo di firma.
Le prime indagini degli inquirenti
"Un atteggiamento criminale - dicono i magistrati - esecrabile se solo si pensa che è riconducibile a soggetti che debbono perseguire e garantire l'osservanza delle leggi". Queste le fredde parole dei pm Antonio Colonna e Matteo Centini in cui si descrive una condizione di illegalità che sarebbe perdurata per anni nella stazione dei Carabinieri piacentina. Dal rapporto indiziario del procuratore Grazia Pradella si riscontrerebbero episodi di violenza con veri e propri pestaggi ai danni di presunti pusher allo scopo di ottenere false ammissioni di reati. Per confermare questa tesi nelle prossime ore la Caserma di via Caccialupo, ora sotto sequestro, verrà sottoposta al test del luminol per il rilevamento di eventuali macchie ematiche.
L'indiziato numero uno, da cui sarebbe partita la maxi inchiesta avvenuta anche tramite intercettazioni telefoniche, è l'appuntato Montella che risulterebbe essere il leader della squadra in azione. Dalle indagini svolte sinora emergerebbero appunto una serie di atti illeciti a lui riconducibili. Pare infatti che lo stesso rivendesse parte delle sostanze confiscate ai pusher conservandone poi i soldi dei proventi nella cassaforte della caserma, luogo in cui si sarebbero susseguiti anche episodi a base di festini e atti sessuali.
Atti osceni all'interno della Caserma
Uno di questi episodi lo avrebbe raccontato proprio Montella ad un collega dell'Arma a cui avrebbe riportato il racconto di una serata da lui organizzata per omaggiare il collega Giacomo Falanga. Il festeggiato sarebbe stato da lui condotto nell'Ufficio del Comandante assente, dove ad attenderli pare ci fossero due escort, con cui sembra siano stati consumati atti sessuali.
L'appuntato nel suo proseguo sarebbe poi sceso anche in particolari più dettagliati: "Urlava come una dannata", ha raccontato all'amico in divisa. "Ha buttato tutte le pratiche per terra; era un casino", avrebbe detto il milite vantandosi del suo operato. Con questo episodio si è aperta la strada ad un nuovo capo d'accusa che vedrebbe Montella ancora protagonista nella testimonianza di un ex informatore della Polizia che avrebbe rivelato episodi ancora più osceni.
Secondo lo stesso, una ragazza di origine straniera (russa o ucraina), recatasi da Montella ogni qual volta si trovava in fase di astinenza, veniva da lui condotta in Caserma per rifornirla di droga in cambio di prestazioni sessuali.
Il nuovo interlocutore avrebbe parlato ancora agli inquirenti di feste in privato all'interno della stazione Levante in compagnia di una trasgender di nazionalità brasiliana. Intanto non si fermano le indagini preposte a stabilire le responsabilità di ognuno dei sei carabinieri arrestati e degli altri tenuti sotto inchiesta.