La Procura di Ferrara è al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica che ha portato alla morte del piccolo Maximiliano, quattro anni da compiere tra pochi mesi. Il bimbo, residente a Migliarino, in provincia di Ferrara, è annegato domenica 12 luglio in una piscina all'interno di un agriturismo della Riserva Naturale del Gran Bosco della Mesola, sul Delta del Po. Nelle scorse ore, la mamma del bambino, Veronica Romanelli e il titolare della struttura, Gabriele Mantovani, sono stati iscritti nel registro degli indagati.

Indagata la mamma del piccolo Maximiliano

Il pubblico ministero Stefano Longhi, titolare delle indagini, ha notificato due avvisi di garanzia, con l'ipotesi di omicidio colposo, a carico della mamma di Maximiliano e del gestore dell'agriturismo Cà Laura di Bosco Mesola. Il reato ipotizzato, al momento, è quello di omicidio colposo. Come hanno precisato gli inquirenti, si tratta di atti dovuti, necessari per poter eseguire l'autopsia sul corpo del ragazzino e cercare di capire come un pomeriggio spensierato si sia potuto trasformare in pochi istanti, in un'agghiacciante notizia di Cronaca Nera.

Nella giornata di venerdì 17 luglio, la Procura di Ferrara assegnerà al medico legale l'incarico di eseguire l'autopsia.

L'esame dovrà accertare se Maximiliano, una volta entrato in piscina abbia avuto un malore (forse una congestione, visto che poco prima aveva mangiato un gelato) che gli ha impedito di chiedere aiuto oppure se sia finito subito sul fondo della vasca, in quanto l'acqua era troppo alta per lui. Sebbene sia fondamentale chiarire questo aspetto, come sottolineato da Il Resto del Carlino, i risultati dell'esame, non andrebbe a modificare l'eventuale quadro delle responsabilità.

Il fulcro da cui parte la ricostruzione del pubblico ministero, infatti, è che il bimbo non doveva essere in quella piscina da solo.

La tragedia

Secondo quanto ricostruito finora, la tragedia si è consumata in pochi istanti poco dopo le 16.30 di domenica 12 luglio. Maximiliano, dopo aver mangiato un gelato, è sfuggito al controllo di mamma Veronica ed è entrato nella piscina della struttura di via Cristina.

In quel momento, il parco era gremito. Tuttavia, nessuno dei presenti ha visto il bimbo cadere in acqua. Quando una coppia si è accorta della sua presenza e lo ha riportato a galla, ormai, era già troppo tardi. Sul posto sono subito giunti i mezzi di soccorso - un'ambulanza, un'automedica ed elisoccorso - ma nonostante gli sforzi profusi dal personale medico sanitario, è stato impossibile rianimare il bambino.

Da una prima e sommaria verifica, sembra che la piscina più grande avesse una profondità inferiore ai 140 cm e, come previsto dall'attuale normativa, non necessitasse della presenza di un bagnino o di un assistente bagnanti. Tuttavia, non è escluso che il pm decida di avvalersi di consulenze tecniche per approfondire anche questi aspetti.