Emergono nuovi particolari sull'inchiesta giudiziaria denominata "Old Generation" portata avanti dalla polizia di Stato di Brindisi e coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Lecce. Nella giornata del 25 settembre scorso le forze dell'ordine hanno arresto otto persone, accusate di essere appartenenti a una famiglia affiliata alla Sacra Corona Unita. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, la criminalità organizzata avrebbe esercitato la propria forza intimidatrice anche nelle campagne, soprattutto nei confronti dei produttori locali di grano, a cui avrebbe estorto anche denaro.
Le pressioni a un agricoltore brindisino
Dai verbali dell'inchiesta emergerebbe anche un episodio emblematico. Un agricoltore brindisino, sempre impegnato nella produzione di grano, avrebbe subito pressioni da parte del 59enne A.P. ovvero uno degli arrestati nell'operazione di polizia del 25 settembre. L'estorsore, in questo caso, avrebbe chiesto all'imprenditore "un pensiero per la spesa dei carcerati" durante il periodo delle festività pasquali del 2019. Il 59enne, inoltre, mentre era detenuto in regime di sorveglianza speciale, avrebbe costretto gli imprenditori agricoli del posto a vendere il grano ad un solo grossista, il quale a sua volta doveva versare il guadagno al sodalizio mafioso.
La Sacra Corona Unita prometteva il pagamento di un euro per ogni quintale di prodotto acquistato. L'imprenditore minacciato da A.P. sarebbe stato costretto anche a versare somme di denaro per il mantenimento degli affiliati liberi e delle rispettive famiglie. Per tutti gli arrestati nelle prossime ore si terranno gli interrogatori di garanzia.
Il presunto rapimento di un bambino e il pagamento del riscatto
Il Quotidiano di Puglia parla poi di un altro episodio che avrebbero raccontato alcuni collaboratori di giustizia, sempre collegato a uno degli arrestati nel corso dell'operazione "Old Generation". Tale G.D., secondo il racconto reso agli inquirenti, sarebbe il mandante del presunto rapimento di un bambino avvenuto negli anni scorsi, per la cui liberazione sarebbe stato pagato anche un riscatto pari a 100.000 euro.
L'infante sarebbe stato vicino a un soggetto soprannominato "Barabba" originario di Torchiarolo.
In un verbale è riportato che nel corso di una perquisizione nell'abitazione di "Barabba" venne trovato un foglio in cui un presunto appartenente al sodalizio criminale, tale R.M. parlava male di G.D., denominato in quell'occasione "cinquelire". Dell'episodio relativo al rapimento del bimbo non c'è però traccia in nessuna denuncia e occorre precisare che gli inquirenti non hanno emesso nessuna accusa specifica nei confronti del presunto mandante.