I giudici della Corte di Appello di Milano hanno ridotto la pena a un uomo che ha abusato della compagna perché, secondo quanto scritto nella sentenza, era "esasperato" dall'atteggiamento "disinvolto" della vittima. Il fatto è avvenuto a Vimercate (in provincia di Monza) nel 2019, quando l'uomo ha sequestrato la compagna all'interno della sua roulotte e l'ha picchiata e ha abusato di lei per tutta la notte. La pena, inizialmente di cinque anni di reclusione, è stata ridotta a quattro anni a 4 mesi.

I fatti risalgono alla notte tra il 7 e l'8 giugno dello scorso anno

I fatti che hanno portato al processo e alla successiva condanna sono avvenuti nella notte tra il 7 e l'8 giugno del 2019. L'uomo, un 63enne, avrebbe dapprima iniziato a insultare e inveire contro la sua compagna di 43 anni, accusandola di aver avuto rapporti con altri uomini. Successivamente l'avrebbe minacciata di morte puntandole un coltello al viso e le avrebbe strappato dalle mani il telefono per impedirle di chiedere aiuto. La donna, una volta tramortita, è stata trascinata per i capelli e poi abusata. Il condannato avrebbe anche esclamato alla donna che non sarebbe uscita viva dalla roulotte, dove è rimasta contro la sua volontà per tutta la notte.

A causa di questi eventi l'uomo era stato condannato a una reclusione di cinque anni. Pena poi ridotta, come già detto, dalla Corte di Appello.

Le motivazioni della sentenza: l'uomo 'esasperato' dal comportamento della vittima

La Corte di Appello ha, nella sua sentenza, riconosciuto l'esistenza di un prova "granitica e consolidata" degli eventi, così come ha confermato l'esattezza giuridica dell'imputazione di sequestro riconosciuto in primo grado dai giudici monzesi.

Nonostante questo, però, la Corte ha valutato il contesto nel quale si è consumata l'aggressione e ha per questo optato per la riduzione della pena. In particolare, le azioni dell'uomo si sono verificate in un ambiente familiare definito "degradato", contraddistinto da "anomalie quali relazioni della donna con altri uomini".

Relazioni che, secondo quanto comunicato nella sentenza, non sono state ostacolate dal condannato fino a quando la donna non è rimasta incinta di un altro uomo. Durante il periodo di carcerazione, inoltre, l'uomo ha dimostrato un atteggiamento "mite". Di conseguenza l'intensità del dolo è attenuata dal fatto che l'uomo fosse "esasperato" dal comportamento della vittima, definito "disinvolto". Come precisato dagli stessi giudici, ciò "non attenua la responsabilità" dell'uomo ma rappresenta una "più scarsa intensità del dolo".