Il primario di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli è intervenuto il 13 ottobre nel corso della trasmissione Cartabianca, in onda su Rai 3 per fare il punto sull'aumento e sulla gravità dei contagiati da Coronavirus in Italia, che ad oggi ammontano a più di seimila casi giornalieri. "I malati che abbiamo ora non differiscono sostanzialmente in nulla rispetto a quelli che avevamo in aprile - ha dichiarato il docente - Tranne, forse per il fatto che al momento ne abbiamo di un po' più giovani e un po' meno gravi rispetto a prima, ma il conto dei decessi e le caratteristiche di quelli che stanno in rianimazione stanno rapidamente colmando la differenza".

Incremento dei positivi collegato al numero dei test effettuati

"Siamo in una situazione ormai annunciata da due settimane - ha asserito il docente - in cui i veri addetti ai lavori non potevano che prevedere un incremento di casi così come lo stiamo vedendo e che, se non si inverte la tendenza, ci potrebbe portare a conclusioni decisamente tristi e possibilmente da evitare". Il numero dei positivi è superiore a quello registrato a marzo e aprile in pieno lockdown, però comunque con un aumento importante dei test eseguiti ed una diminuzione dei decessi. "Deve probabilmente moltiplicare per 5 o per 10 quei numeri per avere i numeri reale di marzo o aprile", ha commentato Galli, collegando questo incremento dei contagi con il numero dei tamponi effettuati oggi, che prima era nettamente inferiore.

Sulla base delle dichiarazioni dell'infettivologo, un modello matematico (applicato da un gruppo di ricerca italiano) ha rivelato che andando avanti in questo modo, a fine novembre avremo un numero non molto diverso dal punto di vista dei decessi e della gravità dei casi da quello di aprile. "Questa è la cosa che dobbiamo assolutamente evitare, per la quale sono necessari interventi decisi, che invertano una tendenza", ha asserito il professore.

Galli si pronuncia sull'età attuali dei contagiati

Alla domanda: "È vero che le persone più colpite hanno tra i 20 e i 40 anni?", il virologo ha replicato: "Questa è una storia oramai infinita", aggiungendo che si sta continuando a dire un concetto noto e banale. Secondo Galli, agli esordi della pandemia si facevano pochi tamponi, in media agli anziani e ai soggetti affetti da altre patologie, mentre allo stato attuale, "i test si fanno con tutto un altro tipo di finalità".

In particolare, i tamponi vengono effettuati per andare a cercare le infezioni nelle persone di rientro dalle vacanze o che hanno avuto delle esposizioni al virus, o sui contatti dei positivi e "questo cambia in parte il panorama". Nelle ultime due settimane di settembre, a parere del virologo, solo il 30% di quelli che hanno contratto il coronavirus "avevano fatto una ricerca del virus perché sintomatici", invece gli altri per altre finalità. "Quindi la media dei positivi che vediamo oggi può essere più giovane e gran parte delle persone trovate positive oggi ci sarebbero state anche nei momenti della grande epidemia iniziale, ma quelli non ricevevano un test ed erano il 90-95% del totale", ha chiosato Massimo Galli.