Una lettera aperta di una madre ad altre madri. L'ha scritta, rompendo il silenzio, Rosalba Cavalera, madre di Antonio De Marco, 21enne aspirante infermiere, reo confesso del duplice omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis. Destinatarie della missiva sono proprio le genitrici delle vittime. Rosalba Cavalera ha trovato la forza di scrivere loro e di chiedere scusa per ciò che ha fatto suo figlio. La lettera è stata letta in esclusiva a La vita in diretta, su Rai 1, nella puntata di ieri, 5 ottobre.
La lettera: 'Terribile ferita che vi è stata inflitta'
Un breve testo, con un esordio semplice e diretto: le scuse di una madre ad altre due madri. Segue una riflessione sul legame che c'è tra la madre e un figlio che "non si spezza mai". I nove mesi di gestazione, il cordone che ancora lega un bambino alla madre quando nasce, il dolore del parto. Poi, la mamma di Antonio De Marco si sofferma sul dolore più forte e più atroce di tutti, quello che stanno vivendo le mamme di Daniele ed Eleonora, e lei stessa "anche se in misura non paragonabile", quando ha appreso che suo figlio aveva strappato anche i loro cuori. Sa che le sue scuse non possono fare molto: "Mi rendo conto che sia davvero poca cosa, rispetto alla terribile ferita che vi è stata inflitta".
Chiede scusa, infine, anche perché avrebbe peccato di presunzione: quando ha appreso del dramma, ma ancora non sapevo che era stato causato da suo figlio, credeva di poter comprendere il dolore delle madri dei due fidanzati. Solo ora che, "sia pure in maniera differente", anche lei, da madre, prova la stessa sofferenza, può essere davvero consapevole del dolore delle madri di Daniele ed Eleonora, e condividerlo dentro di sé.
“Risplenda ad essi la Luce perpetua”: con le parole dell'Eterno Riposo si conclude la lettera. Quando non avrebbe mai immaginato che suo figlio fosse responsabile dell'atroce crimine, auspicava che l'assassino fosse preso. Ora sa che al figlio spetta un destino giudiziario molto lungo e duro.
Sa anche, però, che suo figlio è vivo, a differenza di Daniele ed Eleonora e potrà comunque rivederlo
'Voglio confessarmi', prima richiesta di Antonio in carcere
'Voglio confessarmi': questa è stata la prima richiesta fatta da Antonio De Marco da recluso. Don Alessandro, cappellano del supercarcere Borgo San Nicola di Lecce, l'ha incontrato. Intervistato da La vita in diretta, il prete non ha riferito il contenuto dell'incontro avendo il segreto confessionale. "Ho colto la sofferenza di questo ragazzo, molto provato sia da quello accaduto prima del carcere, che dall'avvio della nuova vita in una cella", ha detto il cappellano. Gli è apparso intelligente, razionale e lucido: "Si ha l'impressione di una persona normalissima", ha detto specificando che nel colloquio è trapelato un vissuto problematico.
A don Alessandro ha raccontato della sua esperienza in ospedale con i malati da tirocinante in scienze infermieristiche, e della sua solitudine interiore. Il sacerdote non ha parlato di ciò che attiene la situazione giudiziaria di De Marco. "Posso dire che Antonio un po' è la 'finestra' di tante realtà di giovani sofferenti che vivono un approccio con l'esistenza problematico, e lui credo che non abbia mai parlato di sé, di un suo disagio agli altri, come se l'abbia vissuto tra sé e sé, una sorta di solitudine mai esternata che ha ingigantito questi problemi che si portava dentro di sé e che forse neanche lui pensava che sfociassero in crimini efferati. Si è commosso ma è consapevole, sa cosa è successo", ha chiarito il prete.
Il cappellano e la direttrice gli hanno portato due libri di narrativa in cella. In isolamento ha anche incontrato la sorella Mariangela che, a nome degli altri familiari, gli ha chiesto di dire tutta la verità che finora non ha voluto o saputo rivelare.
Antonio De Marco, le indagini
Il movente resta ancora avvolto nel mistero. Risentimento, rancore, invidia per la coppia felice degli ex coinquilini, potrebbero essere sufficienti a spiegare l'efferato omicidio? Gli inquirenti hanno tracciato un identikit di De Marco compatibile con quello di un potenziale serial killer.
Lo studente individuato dopo il delitto è stato a lungo pedinato dagli inquirenti che lo hanno sorpreso in un negozio dii fumetti e a un incontro con una escort.
Ieri a Roma è cominciata l'analisi da parte dei Ris sul computer, lo smartphone e tre pen-drive del ragazzo per capire che tipo di ricerche abbia fatto in Rete i giorni precedenti al delitto e perché abbia ucciso. Criminologi ed esperti sono divisi. C'è chi ha ipotizzato un'omosessualità negata e repressa, chi che fosse innamorato o dell'una o dell'altra vittima: al momento restano supposizioni prive di riscontri. Tra i passi falsi che hanno permesso di incastrarlo, c'è il fatto che dopo il crimine ha bloccato Daniele De Santis su WhatsApp: da li sono partiti i sospetti degli inquirenti.