Si continua a indagare sul suicidio del piccolo undicenne di Chiaia, un quartiere di Napoli, avvenuto tra lunedì 28 e martedì 29 settembre. Come ricostruito dagli inquirenti, il bimbo, figlio di due avvocati, poco dopo la mezzanotte di martedì si è alzato dal letto per andare in bagno e sembra abbia inviato un messaggino d'addio ai genitori. "Vi amo - ha scritto - ma non ho più tempo. Devo seguire l’uomo col cappuccio nero". Poi, ha sistemato uno sgabello accanto alla ringhiera del terrazzo di casa, ci è salito sopra e si è lasciato cadere nel vuoto.

Come sottolineato dagli investigatori, a dispetto della sua tenerissima età, ha agito con una lucidità agghiacciante. La Procura, dopo aver ricevuto una prima relazione della Squadra Mobile, pur non tralasciando alcuna pista investigativa, ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti. L'ipotesi di reato è quella dell'istigazione al suicidio. Si pensa, infatti, che il ragazzino sia stato adescato da qualcuno che lo ha poi convinto ad uccidersi.

Il giallo delle password cambiate

La vita del ragazzino sarebbe cambiata improvvisamente nel giro di pochi giorni. Durante i primi accertamenti effettuati sui dispositivi in uso all'undicenne, i periti, hanno notato un particolare insolito. Sul telefono cellulare e sulla consolle sequestrata, infatti, hanno riscontrato una recente modifica delle credenziali d'accesso.

Gli investigatori, dunque, stanno cercando di comprendere perché il bimbo ha sentito il bisogno di sostituire le sue password: a chi voleva nascondere le sue attività online?

Jonathan Galindo

Nel suo ultimo messaggino, il bambino, ha fatto riferimento ad un uomo con un cappuccio nero. Anche per questo motivo, è stato ipotizzato che sia rimasto coinvolto in una challenge denominata Jonathan Galindo.

Jonathan Galindo, è bene precisarlo, non esiste, è una "leggenda metropolitana", un personaggio inquietante che, nonostante le sembianze umane, ricorda il Pippo della Disney.