Il procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani, durante il processo in Corte d'assise ha confermato la richiesta di condanna all'ergastolo senza attenuanti e con isolamento diurno per Innocent Oseghale, il pusher nigeriano, autore dell'omicidio della 18enne Pamela Mastropietro.

Il pg conferma la richiesta dell'ergastolo

È stata confermata la richiesta dell'ergastolo per il 32enne nigeriano Innocent Oseghale, colpevole di aver ucciso violentemente Pamela Mastropietro, fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata. Le accuse che hanno portato il procuratore a richiedere la condanna del giovane nigeriano sono quelle di omicidio volontario aggravato da violenza sessuale, distruzione e occultamento di cadavere ai danni della 18enne Pamela.

Il sostituto pg Ernesto Napolillo, ripercorrendo le dinamiche dell'episodio, ha quindi espresso "tristezza e amarezza per lo scempio".

Chi è Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro era una ragazza con un disturbo di personalità borderline che la portava ad essere dipendente dalle sostanze stupefacenti. "Smetterò di fumare quando la realtà sarà più bella dei miei viaggi", scriveva infatti su Facebook la giovane 18enne romana. Ormai da tre mesi era ospite alla comunità per tossicodipendenti a Corridonia (Macerata) e poco prima dell'omicidio, si era dunque allontanata alla ricerca di una dose, portando con sé solo due valigie, una blu e l'altra rossa. Il corpo della vittima, tagliato a pezzi, è stato quindi ritrovato il 31 gennaio 2019 e, una volta identificato il Dna, è stata confermata la corrispondenza con la giovane romana, Pamela Mastropietro.

Il ruolo di Innocent Oseghale

Il giovane Innocent Oseghale è un cittadino nigeriano, rifugiato senza permesso e in Italia dal 2015. Oseghale era già stato segnalato per spaccio e quindi poi accusato di omicidio, a seguito del brutale episodio dell'uccisione di Pamela Mastropietro. Secondo la versione di Oseghale, Pamela sarebbe morta per overdose in seguito all'assunzione della dose di eroina; per quel che riguarda invece l'accusa, la giovane romana sarebbe stata attirata all'interno della casa del ragazzo nigeriano in via Spalato e dopo aver ricevuto il quantitativo di droga richiesto, sarebbe stata trattenuta con forza nell'abitazione, per poi essere abusata fisicamente e uccisa con una profonda coltellata.

Successivamente, come dimostrato dall'autopsia, sarebbe cominciato il processo di smembramento del corpo, con l'utilizzo della candeggina per eliminare ogni traccia. Fortunatamente, però, il Dna è rimasto intatto e ha quindi permesso di riconoscere la vittima dell'omicidio.