In provincia di Roma un padre ha scoperto che il figlio di soli 13 anni riceveva sul proprio telefono delle istruzioni per compiere atti di autolesionismo. Ma non solo: la persona dall'altra parte del telefono parlava spesso con il figlio anche di suicidio e della morte. I genitori, vedendo che il comportamento del figlio era diverso, hanno controllato il suo telefono e hanno scoperto la vicenda. La procura capitolina ha avviato una indagine.
Il ragazzino aveva dato il proprio numero di telefono giocando online
Il tutto ha avuto inizio dopo che il giovane, durante una sessione di gioco su internet, ha rilasciato il proprio numero di cellulare.
Da qui sono partiti una serie di messaggi da parte di una persona sconosciuta. 'Chat del suicidio', come sono state definite: il ragazzino, infatti, riceveva via sms le istruzioni per ferirsi ma anche delle istigazioni al suicidio con frasi del tipo "uccidersi è l'unico modo in cui puoi uscirne". Nei messaggi tra il 13enne e lo sconosciuto si parla spesso di morte, di togliersi la vita per "liberarsi". Nella chat, poi, vengono inviati anche dei video e delle immagini di altri partecipanti che mostrano le lesioni che si sono auto-inflitti. Un circolo vizioso alimentato dal fatto che i ragazzi si incoraggiano tra loro per compiere le azioni richieste dallo sconosciuto, con cui hanno stretto una sorta d'"amicizia".
Lo sconosciuto chiedeva le prove grafiche dell'autolesionismo
Nella chat erano presenti anche alcuni video che ritraevano delle persone intente a suicidarsi. L'uomo incitava a farsi del male e poi chiedeva delle prove grafiche per dimostrare di essersi inflitti le ferite. Il padre, in quel periodo, si rendeva conto che il comportamento del figlio era differente rispetto a quello solito.
Era spesso stanco: lo sconosciuto, infatti, dava al 13enne gli appuntamenti per scriversi in piena notte. Ed era proprio durante uno di questi "incontri" che il padre era riuscito a venirne a capo.
Alle 4 di mattina, infatti, il padre aveva effettuato un "blitz" riuscendo a strappare dalle mani del figlio il telefono. In questo modo i genitori avevano scoperto, con grande spavento, l'ambiente virtuale in cui il figlio era immerso.
I due hanno fatto immediatamente scattare la denuncia portando il figlio al Bambino Gesù di Roma, struttura d'eccellenza che possiede anche un servizio di supporto psicologico attivo tutti i giorni, 24 ore su 24. Grazie ai genitori, il 13enne è ora in buone condizioni di salute. La procura, intanto, ha aperto un'inchiesta per cercare di risalire all'identità di colui che istigava al suicidio l'adolescente.