I responsabili della Asl di Teramo hanno deciso di aprire un’inchiesta interna, in seguito alla morte in ospedale della madre dell’avvocato Domenico Giordano, denunciata dal legale con una lettera aperta. La donna, che aveva 79 anni, è deceduta il 6 novembre, dopo essere stata ricoverata il giorno prima, con i sintomi della Covid-19. Da tempo i familiari della vittima chiedevano aiuto, come testimoniano le 35 telefonate effettuate al medico di base, che ha dovuto mandare una mail direttamente alla Usca – l’Unità speciale di continuità che gestisce l’emergenza per la pandemia – per ottenere finalmente il ricovero.

Invece, secondo gli atti in possesso della Asl, quando il padre dell’avvocato Giordano è stato portato in ospedale ad Atri, il 4 novembre, subito dopo essere risultato positivo, la signora Vincenza era ancora in buone condizioni di salute, con un valore di saturazione dell’ossigeno nel sangue pari a 97, anche se si sospettava che pure lei potesse essere positiva al Coronavirus.

Le polemiche per il tardivo ricovero in ospedale della 79enne

L’anziana è notevolmente peggiorata il giorno dopo il ricovero in ospedale del marito: il livello di saturazione è sceso a 77. Per chiedere un’ambulanza il figlio ha telefonato al 118, che però inizialmente non ha creduto alla gravità della situazione, tanto che la donna è stata portata in ospedale dopo diversi tentativi e perfino una chiamata ai carabinieri.

L’avvocato Giordano, che insegna Diritto commerciale all’Università di Teramo ha descritto quanto accaduto, denunciando le “gravi carenze nella medicina del territorio”, in una lettera pubblica rivolta al primo cittadino della città abruzzese, Gianguido D’Alberto, al manager della Asl, Maurizio Di Giosia, e al nuovo direttore sanitario, Maurizio Brucchi.

Nello scritto, pubblicato sul profilo Facebook del legale, si racconta del “rimbalzo di competenze” verificatosi in quelle ore drammatiche tra medico di famiglia, 118, Usca e guardia medica, che non ha mai risposto a nessuna telefonata.

La denuncia su quello che accade prima che i malati giungano in ospedale

Nella sua denuncia pubblica Giordano sottolinea in particolare come a Teramo non funzioni la “medicina del territorio”, ossia tutte quelle strutture che dovrebbero occuparsi dei malati di Covid-19, prima che le loro condizioni si aggravino al punto da doverli ricoverare in ospedale.

Secondo l’avvocato, i medici di famiglia dovrebbero essere messi in grado di visitare i loro pazienti, per esaminarne i sintomi ed, eventualmente, fare subito i tamponi, in modo da poter distinguere i pazienti positivi al coronavirus da altri che magari sono affetti da un banale malessere stagionale.

Per il legale le difficoltà che ciascun ospedale sta attraversando in questo periodo derivano proprio del fatto che tutti quelli che dovrebbero intervenire prima del ricovero non si attivano in tempo. Come esempio Giordano cita i ritardi con cui l’Usca ha effettuato i tamponi, tanto che il risultato di quello fatto a sua madre non è arrivato in tempo. L’avvocato conclude la sua denuncia segnalando come l’inefficienza pubblica faccia più vittime della Covid-19 che, se diagnosticata in tempo, in molti casi si può gestire; invece molte famiglie sono costrette a “combattere la propria guerra da casa”, quando i malati non vengono ospedalizzati.

Lite in tv per i ritardi nel ricovero in ospedale della 79enne

Dopo la denuncia pubblica, stampa e televisione si sono occupate di quanto accaduto alla madre dell’avvocato Domenico Giordano. Il legale ha ripetutamente invitato le autorità ad agevolare i sistemi per effettuare i tamponi tempestivamente, affidandoli ai medici di base, ai cosiddetti drive in e alle strutture private, per evitare che la gente non sappia di essere malata, finendo col trasmettere il virus ai familiari. Proprio mentre si discuteva di questa vicenda, durante la trasmissione Storie Italiane, il giornalista Alessandro Cecchi Paone e il neo direttore sanitario della Asl di Teramo Maurizio Brucchi si sono duramente scontrati sull’inefficienza della sanità in Abruzzo.