Sono tanti i misteri che avvolgono le ultime ore di vita di Diego Armando Maradona. La procura di San Isidro ha aperto un'inchiesta per cercare di risolvere i dubbi e le incongruenze relativi al decesso del campione. In particolare, si vuole capire se davvero sia stato fatto tutto il possibile per salvare l'ex calciatore, oppure se ci sono state delle negligenze e omissioni da parte di qualcuno tra coloro che negli ultimi tempi si occupavano della salute del Pibe de Oro. Dai racconti emergerebbe una drammatica certezza: prima di morire Maradona è stato lasciato da solo, abbandonato a se stesso.

Si indaga sulla figura del medico di Maradona, il dottor Leopoldo Luque

Mano a mano che le indagini vanno avanti, emergono particolari sconcertanti, come il fatto che a casa di Maradona mancasse un defibrillatore nonostante le sue precarie condizioni di salute. Inoltre, l'ex campione della SSC Napoli era circondato da una serie di personaggi presumibilmente contraddittori come il suo medico, Leonardo Luque, lo stesso chirurgo che aveva sottoposto Diego ad una delicata operazione al cervello lo scorso 3 novembre. Dopo anni in cui aveva sempre seguito da vicino il suo illustre paziente, Luque non era con Maradona nel momento della morte, ma si trovava nella sua abitazione di Buenos Aires, distante circa un'ora di macchina.

Secondo alcuni testimoni il 19 novembre, pochi giorni prima del malore del 25, i due avrebbero litigato. Addirittura si dice che l'ex giocatore lo avrebbe spintonato e cacciato via dopo averlo insultato. A tal proposito, in molti concordano sul fatto che negli ultimi tempi era diventato sempre più difficile riuscire a discutere con Maradona.

La procura vuole stabilire se dopo quell'episodio il medico sia venuto meno ai propri impegni, non occupandosi più del Pibe de Oro nonostante le sue condizioni critiche.

La strana telefonata in cui si chiede aiuto per Maradona

Eppure sarebbe stato proprio il dottor Luque a fare la telefonata in cui si chiedeva l'invio di soccorsi nella villa di Maradona.

Alcuni siti web argentini sono entrati in possesso dell'audio della chiamata e lo hanno reso pubblico: "Da quanto mi dicono c'è un uomo di 60 anni in arresto cardiorespiratorio", avrebbe spiegato il medico, aggiungendo che in quei momenti un altro dottore stava assistendo il paziente. Non è chiaro il motivo per cui Luque sia stato così generico ed abbia evitato di fare il nome di Maradona nella chiamata. Si è dibattuto molto anche sui tempi impiegati dall'ambulanza: l'avvocato Morla, legale di Diego, aveva denunciato la lunga attesa per l'arrivo del mezzo, che avrebbe ritardato per più di mezz'ora. In realtà, la telefonata del dottore è partita alle 12:16, mentre i soccorsi sono giunti nella villa del calciatore alle 12:28, soltanto 12 minuti dopo la telefonata.

Le due versioni discordanti raccontate dall'infermiera di Maradona

Infine si indaga su quanto riferito dall'infermiera personale di Maradona, Dahiana Gisela Madrid: la donna ha fornito due versioni diverse sugli orari in cui avrebbe effettuato i controlli in camera del paziente. Inizialmente aveva parlato di una prima visita compiuta alcune ore prima di quando effettivamente si è recata a verificare lo stato di salute di Diego; poi si è corretta, spiegando di aver ricevuto "pressioni dai suoi datori di lavoro" per mentire.

Gli inquirenti vogliono capire cosa possa essere accaduto in quelle ore in cui Maradona è stato lasciato solo dall'infermiera: c'è il timore che l'ex calciatore, convalescente dopo la delicata operazione al cervello, possa aver assunto alcol o farmaci.

Si aspetta l'esame tossicologico per chiarire ogni dubbio. Secondo diversi esperti interpellati dalla stampa argentina, il campione era stato dimesso dall'ospedale troppo presto: se fosse stato ricoverato più a lungo forse oggi sarebbe ancora vivo.