Si è presentato in questura a Pordenone con le mani ancora sporche di sangue. Verso l’una di notte, un infermiere di 33 anni ha raccontato agli agenti di aver sorpreso un ladro all’interno della propria abitazione a Roveredo in Piano e di aver lottato con lui. Ma i poliziotti, secondo quanto ricostruisce il Corriere, che lo stavano ascoltando si sono subito insospettiti, perché le ferite sulle sue mani erano da arma da taglio: dopo diverse domande l’uomo è crollato e ha raccontato la verità sull’accaduto. Aveva appena ucciso con diverse coltellate la compagna di 32 anni, Aurelia Laurenti, al termine di un litigio: circostanza verificata dagli agenti, che si sono immediatamente recati nell’abitazione in cui l’infermiere, che è stato successivamente arrestato, viveva con la donna.
In paese nessuno si aspettava che l’infermiere potesse uccidere la compagna
Gli uomini della Volante e della Squadra mobile che sono giunti nell’appartamento si sono trovati di fronte a una scena drammatica: la vittima era in camera da letto, riversa sul fianco, ormai priva di vita. In casa non c’erano i due figli di otto e tre anni, che dormivano dai nonni al momento della lite. Sembra che a Roveredo in Piano nessuno avesse mai sospettato che i rapporti all’interno della coppia fossero così burrascosi: Aurelia era conosciuta come mamma premurosa e donna solare. “Non riusciamo a spiegarci una tragedia simile – ha spiegato il sindaco Paolo Nadal — non c’era mai stata nessuna segnalazione di situazioni anomale in quella casa, nemmeno dai Servizi sociali”.
L'infermiere e la compagna si sono trasferiti lì nel 2013 ed erano andati ad abitare nel quartiere che, prima di essere riconvertito, aveva ospitato i militari della Base Usaf di Aviano.
Un’avvocatessa si è rifiutata di difendere l’infermiere
La casa in cui è avvenuto il delitto è stata posta sotto sequestro e attentamente esaminata, con una serie di rilievi effettuati dai tecnici della Polizia Scientifica di Padova.
Anche il pm Federico Facchin ha voluto perlustrare l’abitazione, prima di recarsi in Questura per interrogare l’uomo, accusato di omicidio volontario pluriaggravato. L’infermiere non sarà difeso dall’avvocatessa Rossana Rovere, in passato presidente dell’Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, che ha rinunciato all’incarico, pur essendo stata indicata da lui.
“Non sono serena – ha spiegato la legale – non posso accettare, dopo aver speso una vita a promuovere la tutela dei diritti delle donne”. Così è stato nominato un avvocato d’ufficio per il 33enne.
L’infermiere ha ucciso la compagna proprio al termine della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Il delitto è avvenuto proprio al termine della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in cui si erano già verificati altri due episodi di Cronaca Nera simili: in Calabria, a Stalettì, in provincia di Catanzaro, il corpo di una 52enne era stato rinvenuto in località Pietragrande, mentre nel Padovano una donna di 30 anni, Abioui Aycha era stata ammazzata dal marito. A tale riguardo Roberto Calvani, presidente dell’Ordine degli psicologi in Friuli Venezia Giulia e segretario nazionale della categoria, ha lanciato un allarme sui numeri drammatici del fenomeno, con un femminicidio commesso in Italia ogni tre giorni.
Inoltre dai dati raccolti nella regione emergerebbe che, in almeno una coppia su dieci, le giovani subiscano violenza fisica, sessuale o psicologica dai fidanzati.
I numeri sono in crescita in tutto il Paese: in particolare secondo l'Istat emergerebbe come, mentre gli omicidi che hanno per vittima uomini sono diminuiti negli ultimi anni, la cifra relativa alle donne uccise è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo. Inoltre spesso l’assassino è un conoscente: ad esempio nel 2019 lo sono stati l’88,3% di quelli che hanno ammazzato una donna. In particolare, l'anno scorso, l’autore di un femminicidio nel 61,2% dei casi è stato il compagno attuale della vittima o il precedente.