"Chi sa parli": l'invito è contenuto in un appello diffuso dai familiari di Roberta Siragusa, la 17enne uccisa nella notte tra il 23 e il 24 gennaio a Caccamo, comune alle porte di Palermo: tramite i legali Giuseppe Cazone e Sergio Burgio, hanno scelto di rompere il silenzio per chiedere a tutti di collaborare con gli inquirenti.
Chiedono, inoltre, che sia rispettata la memoria della ragazza trovata semicarbonizzata in un dirupo in località Monte San Calogero. È stato il fidanzato 19enne, Pietro Morreale, a far trovare il suo corpo senza confessare il delitto.
Morreale è nel carcere di Termini Imerese per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Roberta Siragusa, l'appello dei genitori
Iana Brancato, la mamma 50enne di Roberta, Filippo Siragusa, il papà 55enne e Dario, il fratello 18enne, hanno lanciato un appello ai concittadini di Caccamo perché "chi è a conoscenza di particolari, anche apparentemente poco significativi, si rivolga ai carabinieri". Circostanze che sembrerebbero ininfluenti potrebbero rivelarsi importanti per incastrare l'omicida.
Piombati nella disperazione, i genitori di Roberta stentano a credere che il 19enne Pietro Morreale, con cui la ragazza era fidanzata da circa un anno e mezzo, possa averla uccisa e bruciata. Morreale era diventato un altro figlio per Iana che ora si tormenta e ripete: "Mi chiedo se ho nutrito l'assassino della nostra bambina".
Vogliono sia fatta giustizia: "Mia figlia Roberta non meritava questo", dice la mamma. Alla stampa chiedono sia rispettata Roberta, la sua dignità, e non vengano pubblicate foto che la ritraggono accanto all'indagato. Potrebbe essere l'assassino della figlia, e troppo è lo strazio ora ad accostare l'immagine di Roberta a quella del ragazzo che avevano accolto in casa e in cui avevano riposto piena fiducia.
Roberta Siragusa, il fidanzato non risponde al gip
Davanti al gip Angela Lo Piparo oggi si è svolta l'udienza di convalida del fermo di Pietro Morreale. Come già aveva fatto davanti al pm Giacomo Barbara, anche stavolta il 19enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'udienza si è chiusa senza alcuna confessione di Morreale, scoppiato a piangere durante l'intervento del suo legale, Giuseppe Di Cesare.
Il gip ha convalidato la custodia cautelare in carcere dell'indagato, chiesta dal pm Giacomo Barbara e dal procuratore Ambrogio Cartosio. Il difensore aveva proposto per l'assistito gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ritenendo che non potesse fuggire, né inquinare le prove.
Prima di chiudersi nel silenzio, Morreale aveva raccontato ai carabinieri che sabato notte, dopo aver lasciato una festa, si sarebbe appartato con Roberta nella sua auto nelle vicinanze del dirupo dove è stato ritrovato il corpo. Dopo l'ennesima lite scatenata dalla gelosia di lui, l'avrebbe vista all’improvviso uscire dall’auto per darsi fuoco con una bottiglia di carburante che era in macchina, quindi gettarsi nel burrone.
"Non sono stato io, si è data fuoco da sola", aveva detto Morreale volendo far intendere che la ragazza si sarebbe suicidata. Avrebbe tentato di salvarla per poi tornare a casa.
La storia è ritenuta non credibile, e le indagini raccontano ben altro: per gli inquirenti, l'indagato ha picchiato e strangolato Roberta, poi ha tentato di bruciarne il corpo presso il campo sportivo di Caccamo dove sono state trovate tracce di combustione, infine l'ha gettato nel dirupo. Le celle agganciate dai cellulari di lui e di Roberta, hanno permesso di accertare che l'auto di Morreale si è fermata lì sabato notte. Morreale potrebbe anche aver tentato di bruciarla in una palestra abbandonata sita nelle vicinanze dello stadio, ora posta sotto sequestro.
Nelle fasi successive all'omicidio, non avrebbe fatto tutto da solo: lo stesso sospetto accomuna gli inquirenti ad alcuni amici della ragazza.
Intanto, è stata rinviata forse a lunedì prossimo, l'autopsia sul corpo di Roberta per permettere anche ai consulenti di Morreale di partecipare all'esame. Ma da un primo accertamento esterno, è emersa la presenza di escoriazioni e tumefazioni sul volto.
Roberta Siragusa, alla festa prima della fine
Vietava a Roberta di vedere gli amici, era morboso, l'aveva isolata da tutti e già in passato era stato molesto: molti testimoni hanno raccontato così Pietro Morreale. Secondo la testimonianza di due amiche di Roberta, presenti alla festa di sabato sera in una villa nella campagna di Caccamo, Pietro sembrava tranquillo.
A loro non aveva mai dato l'impressione d'essere un violento. Quella sera, violando il coprifuoco in zona rossa, avevano visto 'C'è posta per te' alla tv e giocato a carte. Poi, Roberta era andata via con il fidanzato. È stata l'ultima volta che l'hanno vista viva.