Per la Procura, a ucciderla materialmente, sarebbe stato il nipote, la mente dell'operazione sarebbe stata la figlia, mentre il marito non avrebbe fatto nulla per impedirlo. C'è una svolta nel delitto di Rosina Carsetti, la 78enne uccisa in casa lo scorso 24 dicembre, vigilia di Natale. All'alba di stamattina, 12 febbraio, i carabinieri del Comando Provinciale di Macerata hanno arrestato Arianna Orazi ed Enea Simonetti, rispettivamente la figlia e il nipote dell'anziana di Montecassiano. Le misure cautelari in carcere, chieste dalla Procura, sono state disposte dal gip.

Oggi, il procuratore capo, Giovanni Giorgio, ha illustrato nel corso di una conferenza stampa il grave quadro indiziario che ha portato all'applicazione delle misure cautelari.

Delitto di Rosina, i reati contestati ai familiari

Stamattina, la 49enne Arianna Orazi e il figlio 20enne Enea Simonetti sono stati portati in caserma per le formalità di rito. A seguire, sono stati trasferiti nel carcere di Pesaro lei, in quello di Montacuto il figlio. L'accusa nei loro confronti è di omicidio volontario premeditato, pluriaggravato dalla minorata difesa della vittima. Implicato nell'omicidio, sarebbe anche il marito 79enne di Rosina, Enrico Orazi, indagato a piede libero per l'età avanzata. La figlia Arianna deve rispondere anche di maltrattamenti nei confronti dell'anziana madre.

Tutti, il marito di Rosina, la figlia e il nipote sono accusati di simulazione di reato per aver tentato di far credere che in casa ci fosse stata una rapina. Pesa anche l'elemento della premeditazione contestato dalla Procura. Rosina era amata da tutti, non dai parenti con cui viveva nella villetta a tre piani in via Pertini, alla periferia di Montecassiano.

Per le vessazioni subite in famiglia l'anziana, quattro giorni prima di essere uccisa, si era rivolta con un'amica fidata a un centro antiviolenze. Avrebbe dovuto avvalersi di una consulenza legale il 29 dicembre, ma è stata uccisa prima.

Delitto di Rosina, la versione dei parenti

Per la Procura è stata tutta una messinscena.

Lo scorso 24 dicembre, alle 20, i carabinieri ricevono una telefonata. A chiamare è Arianna Orazi che, trafelata, racconta di una rapina in casa con esito tragico. Rosina, 'Rosi', come la chiamano a casa, sarebbe stata uccisa da un malvivente che si sarebbe introdotto nella villetta. Il bandito 'dagli occhi di ghiaccio', avrebbe avuto il volto coperto, ma sarebbe stato disarmato. Avrebbe immobilizzato con fili dell'aspirapolvere, poi sequestrato dagli inquirenti, Arianna e il padre, mentre Enea sarebbe stato fuori a fare la spesa. Poi, il rapinatore sarebbe fuggito con un bottino di 2mila euro. Il nonno e la madre sarebbero stati liberati da Enea al ritorno nell'abitazione.

Delitto di Rosina, gravi indizi

In conferenza stampa, il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha chiarito che, interrogato la sera del 25 dicembre, Enea Simonetti ha spontaneamente dichiarato di aver aderito a una messinscena posta in essere dal nonno e dalla madre, non potendo fare altrimenti. In un'intercettazione, la madre lo rimprovera aspramente invitandolo a ripetere "fino alla morte" la versione della rapina che non ha mai convinto gli inquirenti, già dal primo sopralluogo. Ma Arianna Orazi, persino nelle interviste in tv, ha continuato a raccontare la storia del rapinatore.

Durante le indagini, il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Vincenzo Carusi, con i carabinieri del Reparto investigativo, hanno raccolto gravi indizi.

Dalle intercettazioni tra madre e figlio anche su Instagram, è emerso il riferimento a un piano. Il cellulare di Rosina era sottoposto a registrazioni e i familiari avrebbero scoperto che l'anziana si era rivolta a un centro antiviolenze. La figlia ha cercato su Internet notizie sull'omicidio della pittrice Renata Rapposelli, caso tristemente noto perché anche lei strangolata dal marito e dal figlio. Inoltre, i telefonini degli indagati sono stati tutti resettati a fine dicembre prima di essere sequestrati. In un'altra intercettazione, Enea si vanta con la madre del caos fatto in mansarda simulando il furto. Madre e figlio avrebbero voluto allontanarsi da Montecassiano: la custodia cautelare è stata motivata anche dal pericolo di fuga.

Infine, l'autopsia sul corpo di Rosina ha evidenziato traumi da schiacciamento sul torace, 14 costole rotte e la morte per soffocamento. Rosina era costretta a dormire su un divano, non poteva ricevere chiamate, poteva contare su 10 euro a settimana, le avevano tolto l'auto. I familiari le avrebbero rinfacciato che costava loro cinquemila euro all'anno. Sarebbe stata convinta a intestare la villetta al nipote, per ricevere in cambio dell'auto che però le sarebbe stata tolta di nuovo. Si ipotizza anche l'estorsione.