Secondo quanto emerso nelle scorse ore agli inquirenti che stanno indagando sul delitto di Montecassiano, la signora Rosina "Rosy" Carsetti era considerata dal marito, dalla figlia e dal nipote un "peso economico" che gravava sul bilancio familiare. La donna, 78 anni, è stata rinvenuta senza vita il pomeriggio della vigilia di Natale nella sua abitazione di Montecassiano. Per il suo delitto, venerdì 12 febbraio, sono stati arrestati la figlia Arianna Orazi e il nipote ventenne Enea Simonetti.

Il movente del delitto ancora non è stato accertato, ma secondo gli investigatori sarebbe maturato in un contesto familiare particolarmente difficile.

Del caso di Cronaca Nera si sta occupando il procuratore capo Giovanni Giorgio coadiuvato dal sostituto Vincenzo Carusi.

I familiari avrebbero considerato Rosina un peso economico

Secondo Arianna, mamma Rosy, non era un "valore aggiunto" per la famiglia, ma era un peso economico. E dello stesso parere sarebbero stati anche gli altri parenti conviventi. "Ci costi 5.000 euro all’anno", le avrebbe addirittura rinfacciato il marito Enrico Orazi durante l'ennesima discussione. Le parole dell'uomo sarebbero finite "alle orecchie" degli inquirenti perché nella villetta di via Pertini Arianna ed Enea registravano tutte le spese.

Le motivazioni di questa abitudine ancora non si conoscono. Tuttavia, tale pratica domestica si è rivelata molto utile agli inquirenti che sono riusciti, anche grazie all'aiuto del consulente Luca Russo, a recuperare diversi file e a circoscrivere i possibili moventi.

Da quanto emerso i litigi, dapprima contenuti, si sarebbero fatti più pesanti anche a causa della convivenza forzata imposta dalle disposizioni anti-Covid e delle conseguenti difficoltà economiche.

L'accusa di estorsione

Nella villetta di Montecassiano, a quanto si apprende, il clima era di perenne tensione. Nel luglio scorso Rosina, vittima di continue sopraffazioni, anche psicologiche, sarebbe stata costretta, con un ricatto, a cedere la sua quota dell'abitazione al nipote Enea.

Per questo motivo, la Procura ipotizza anche il reato di estorsione.

Madre e figlio sono stati arrestati con l'accusa di omicidio volontario premeditato pluriaggravato. Arianna, indagata anche per maltrattamenti, secondo gli inquirenti avrebbe diretto e organizzato il delitto e la cooperazione dei complici. Suo figlio, invece, sarebbe stato l'esecutore materiale dell'omicidio e, stando ai risultati dell'autopsia, avrebbe strangolato la nonna.

Secondo il giudice Giovanni Manzoni, che ha disposto l'arresto, Arianna ed Enea, pur di sviare le indagini, avrebbero messo in atto una frenetica attività difensiva. Per raggiungere il loro scopo ed inquinare le prove, come riportato da Il Resto del Carlino, madre e figlio sarebbero arrivati addirittura al punto di cercare un pusher da poter coinvolgere nella costruzione del loro alibi. Enea, infatti, non era riuscito a spiegare in maniera convincente la sua permanenza di circa un'ora e mezza, il pomeriggio del 24 dicembre, in un parcheggio del supermercato. Per uscire dall'empasse, allora, si sarebbe inventato una dipendenza mai rivelata in famiglia e un fantomatico appuntamento con uno spacciatore.

Per rendere credibile il suo racconto avrebbe anche chiesto a un amico dei contatti ed una "canna" (in quanto, da protocollo, avrebbe dovuto sottoporsi a un test tossicologico). Tuttavia, gli inquirenti, grazie alle intercettazioni ambientali, sono riusciti a fermare il tentativo di depistaggio.

"Spietatezza, freddezza e nessuna resipiscenza", ha commentato il magistrato marchigiano riferendosi agli indagati per il delitto di Rosina Carsetti.