Venerdì 19 marzo, in Corte d’Assise a Rovigo, si è svolta la terza udienza del processo per il caso della scomparsa di Samira El Attar, la mamma 43enne sparita da Stanghella (Padova) nell'ottobre 2019. Il procedimento si è concentrato sulle parole pronunciate dalla figlia 4 anni e sulle testimonianze rilasciate dagli ex datori di lavoro del marito, Mohamed Barbri, bracciante agricolo. L'uomo, che si è sempre professato innocente, il giorno della scomparsa della moglie, non si sarebbe presentato al lavoro, ma avrebbe chiesto ai suoi titolari di mentire per lui.
Il caso di Cronaca Nera è stato seguito con attenzione anche dalla trasmissione tv "Chi l'ha visto?".
La terza udienza del processo
Nel corso della terza udienza del processo sono stati chiamati a deporre come testimoni dell’accusa i datori di lavoro di Mohamed Barbri, i titolari della ditta agricola Bassan, con sede proprio a Stanghella. Stando a quanto dichiarato dagli imprenditori, il marocchino, si sarebbe rivolto a loro per avere un alibi. Mohamed, infatti, avrebbe chiesto ai superiori di riferire agli inquirenti che, il giorno della scomparsa della moglie, si trovava al lavoro nei campi e a far della legna. Alberto Bassan, invece, in aula, ha escluso la possibilità che, il 21 ottobre di due anni fa, il quarantenne si trovasse in azienda.
La circostanza sarebbe stata confermata anche da un collega dell'uomo che, in quella data, lo cercò più volte e, dopo diverse telefonate senza risposta, si sentì replicare che l’assenza era dovuta ad alcuni problemi non meglio specificati con la moglie Samira.
In aula, come riportato dal Corriere della Sera, sono state chiamate a deporre anche le quattro maestre d'asilo della figlioletta della donna.
Poco dopo la scomparsa della madre, infatti, la piccola, avrebbe parlato con le sue educatrici e, facendo rifermento anche a dei pesci, avrebbe pronunciato alcune frasi inquietanti e all'apparenza sconnesse, tipo: “Papà litigato con la mamma", "botta in testa" e "cappello nell’acqua”. All'epoca dei fatti, le insegnanti, preoccupate dal fatto che la piccola potesse aver assistito a qualche episodio di violenza nei confronti della madre, avevano riferito della conversazione ai carabinieri.
Gli inquirenti, per non lasciare alcuna pista intentata decisero di coinvolgere nella ricerca della 43enne anche gli uomini del nucleo sommozzatori. Per settimane furono passati al setaccio diversi corsi d'acqua della zona. Tuttavia, le operazioni diedero sempre esito negativo.
La scomparsa di Samira
Samira El Attar fece perdere le sue tracce la mattina del 21 ottobre 2019. Come sua abitudine, anche quel giorno, accompagnò la figlia all'asilo, in bicicletta. Lungo la via del ritorno, poi, scambiò qualche parola con un'amica, incontrata casualmente, e fece perdere, per sempre, le sue tracce. Il marito Mohamed, con il quale aveva un rapporto conflittuale, pur non vedendola rientrare per la notte, non sporse immediatamente denuncia, ma attese il giorno seguente.
A dicembre, dopo il ritrovamento delle presunte scarpe della mamma 43enne, Mohamed Barbri venne indagato dalla Procura di Rovigo per omicidio e occultamento di cadavere. L'uomo, venne poi arrestato in Spagna nel gennaio 2020.
Samira, stando alle parole di chi la conosceva bene, non avrebbe mai lasciato sola la figlioletta, alla quale era legatissima. Inoltre, se davvero si fosse allontanata volontariamente dalla casa coniugale, come ha fatto notare anche l'accusa durante l'udienza di venerdì, non avrebbe mai lasciato in giacenza oltre 2 mila euro sul conto corrente postale aperto presso l'ufficio postale di Solesino, sempre in provincia di Padova.