Federico Ciontoli lotta contro il tempo. Pensava di averne di più per dedicarsi alla sua autodifesa virtuale su una pagina Facebook aperta a febbraio. Invece, il prossimo 3 maggio s svolgerà l'ultimo capitolo della vicenda giudiziaria che vede imputata, da quasi sei anni, tutta la famiglia Ciontoli per l'omicidio di Marco Vannini.

La notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, nella villetta familiare di Ladispoli, alle porte di Roma, partì un colpo dall'arma del capofamiglia Antonio che uccise il 20enne Marco Vannini, fidanzato di Martina, sorella di Federico.

Il 3 maggio è fissata davanti ai giudici della V sezione penale della Cassazione, l'udienza del processo. Per quella data, è attesa anche la la sentenza: potrebbero aprirsi le porte del carcere per Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo, i figli Federico e Martina.

Federico Ciontoli, la tesi delle strumentalizzazioni

L'annuncio è generico: a breve chiarirà molte cose. In un video pubblicato ieri, 17 marzo, sulla sua pagina Facebook, Federico Ciontoli riferisce che i legali gli hanno comunicato la data dell'udienza in Cassazione. Riteneva che si svolgesse più avanti, spera che "questa volta" non ci siano "pressioni mediatiche, politiche o interessi di altro tipo".

"Pensavo di avere più tempo per chiarire quei punti di cui non avevo avuto la forza di parlare in pubblico o mediaticamente, ma non è così".

Dopo un silenzio di quasi sei anni, Federico Ciontoli ha concesso un'intervista al quotidiano Il dubbio lo scorso 10 febbraio in cui ha detto di essere stato "perseguitato per l’audience e il consenso politico". All'intervista, si è poi aggiunta una diretta social su iniziativa di Selvaggia Lucarelli. Suo padre Antonio, intervistato sempre da Lucarelli il 16 gennaio, ospite del canale tv Discovery e su Radio Capital, si è assunto tutta la responsabilità dei fatti.

Secondo alcuni, padre e figlio avrebbero scelto di esporsi mediaticamente ora che incombe il pronunciamento definitivo della Suprema Corte sul caso.

Nel video postato su Facebook, Federico Ciontoli annuncia che sta valutando la possibilità di fare una diretta, tra due o tre settimane, per chiarire quelli che chiama punti critici.

Sostiene di aver lavorato in questi giorni su una delle tante strumentalizzazioni che alcuni programmi televisivi avrebbero fatto di lui. Spera di pubblicare presto un video utile a capire. La tesi della strumentalizzazione è stata sostenuta anche dai legali della famiglia, secondo i quali molti sarebbero i danni provocati dal processo mediatico che avrebbe messo i giudici in una condizione di timore nell'emettere una sentenza in un caso già molto difficile.

La sentenza di Appello bis, lo scorso settembre ha condannato Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale, i due figli e la moglie a 9 anni per concorso anomalo in omicidio volontario. Le motivazioni della sentenza sono state rese note lo scorso novembre.

ll ricorso è stato presentato dai legali dei Ciontoli che chiedeno alla Cassazione di sollevare una questione di legittimità costituzionale.

Ciontoli ha pubblicato i video delle intercettazioni

In un altro post ancora di ieri, Federico Ciontoli annuncia di aver pubblicato i video integrali delle intercettazioni ambientali del 18 maggio 2015 nella caserma dei Carabinieri di Civitavecchia, "per farsi un’idea di quello che è stato". La tesi di Ciontoli junior, infatti, è di essersi fidato di suo padre che non disse la verità sullo sparo, di aver chiamato i soccorsi nonostante non sapesse del proiettile, di aver liberato il passaggio per i soccorritori e di essere stato quello che informò i genitori di Marco dopo aver saputo del colpo partito dall'arma del padre.

Sostiene che "ad oggi, il pregiudizio è grande, il muro che si frappone tra me e coloro che mi vedono come un mostro è troppo alto da scavalcare. Il tempo che resta non è molto". In questi anni, per Ciontoli junior, brevi intercettazioni sarebbero state utilizzate come 'cavallo di battaglia' da parte di alcuni programmi televisivi per amplificare la sua colpevolezza. "Per il processo mediatico, io sono colpevole in partenza", ha scritto. Il suo silenzio avrebbe fatto gioco a questi programmi che per anni avrebbero cercato di carpire una sua dichiarazione, mentre ora che parla non più.

La mamma di Marco, 'Contenta arrivi quel giorno'

Marina Conte, mamma di Marco, ha biasimato l'esposizione mediatica dei Ciontoli e ha detto che le loro bugie sono state ampiamente smascherate dalla Cassazione e dal processo di Appello bis.

Attende con fiducia il 3 maggio: “Confido nella Cassazione. Sono contenta che sia arrivato questo giorno. Sono sei anni che lottiamo per ottenere giustizia. Il 3 ci sarà la sentenza e il 18 spero di portare a Marco il mazzo di fiori definitivo della giustizia.