"Nessuno voleva la morte di Marco. Non voglio credere che la sentenza sia davvero già scritta”: sono alcuni passaggi di una lunga lettera scritta da Viola Giorgini, pubblicata dal quotidiano Il Dubbio. La fidanzata di Federico Ciontoli, imputata per omissione di soccorso, è l'unica a essere stata assolta, sia in primo che in secondo grado, nel processo per la morte di Marco Vannini.

Era presente nella villetta di famiglia a Ladispoli la sera tra il 17 e il 18 maggio 2015 quando dall'arma del suocero Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare distaccato ai servizi segreti, partì un colpo che dopo quattro ore di agonia uccise Marco, fidanzato della figlia Martina.

L'intervento di Viola Giorgini segue di pochissimo le iniziative via social del fidanzato Federico Ciontoli, alla vigilia del pronunciamento della Cassazione che metterà la parola fine a un caso doloroso e in parte ancora oscuro. In Appello-bis, Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale, i due figli, Federico e Martina e la moglie Maria Pezzillo, a nove anni per concorso anomalo in omicidio volontario.

Viola Giorgini, paura d'esporsi e gogna mediatica

"Non ha senso una condanna per omicidio volontario rispetto a una mia assoluzione. Federico ha avuto il coraggio e la maturità di agire molto più di me. Io non posso non dirlo, io c’ero e so quello che è stato.

Non ho mai negato gli errori commessi, che essi siano stati indotti o meno, ma nessuno ha voluto la morte di Marco, nessuno". Dopo il suocero Antonio Ciontoli, intervistato da Selvaggia Lucarelli, e il fidanzato che a febbraio ha aperto su Facebook un profilo pubblico, anche Viola Giorgini dice la sua. Scrive che lei e il fidanzato non hanno avuto finora il coraggio di esporsi non sapendo come muoversi, e per quanto sia difficile credere alla loro "buona fede", la vita gli è crollata addosso essendo diventati agli occhi della gente degli assassini.

Marco Vannini sarebbe nei loro pensieri quotidiani, come la sofferenza dei suoi genitori, Valerio e Martina.

In una parte della lettera, si scaglia contro i media, come fa pure Federico Ciontoli. Giorgini attacca trasmissioni di approfondimento giornalistico che avrebbero condotto un processo mediatico contro di loro, fino a condizionare le decisioni prese nelle aule di giustizia e quelle ancora da prendere: "Ho sentito spesso le Iene parlare di cyberbullismo, Quarto Grado e Chi l’ha visto?, parlare di violenza in generale, ma possibile che nessuno si renda conto dell’assonanza con quello che hanno fatto a noi e a tante altre persone?", sostiene.

A tal punto sarebbe stata compromessa la loro vita, che il fidanzato avrebbe pensato alla morte come via d'uscita. Si rimprovera, come Federico, di essersi fidata di Antonio Ciontoli e di non aver capito cosa successe realmente dopo lo sparo. Annota anche che non avrebbe mai pensato che la lettera scritta ai genitori di Marco potesse essere "data in pasto agli sciacalli", giornali e tv.

Viola Giorgini, chiarimenti su una frase incriminata

Nell'ultima parte della lettera, Viola Giorgini chiarisce una sua frase detta a Federico Ciontoli: "Ho detto che l’ho vista solo in quel momento così t’ho parato un po’ il c**o a te". Fa parte delle intercettazioni nella caserma dei carabinieri di Ladispoli la mattina dopo la tragedia.

La frase ha sollevato dubbi e sospetti. Spiega di aver utilizzato un linguaggio non corretto all'epoca. L'avrebbe detta per tranquillizzare Federico: interrogata dai carabinieri aveva chiarito che né lei, né lui avevano visto le armi e che nonostante trovassero le sue impronte, non era stato Federico a sparare. "Così avrei difeso Federico da quell’ipotetica accusa".

Viola Giorgini, il no dell'opinione pubblica

L'opinione pubblica ritiene che i Ciontoli non abbiano mai detto la verità e non abbiano mai chiesto scusa ai genitori di Marco. La lettera di Viola Giorgini, pubblicata sul profilo Facebook di Federico Ciontoli, è stata accolta con ostilità. Scrive un utente: "Questo lunghissimo sfogo, sembra ben pensato e strutturato sotto l'aspetto giuridico-leguleo, non cambia la sostanza dell'evento tragico e mortale e delle relative responsabilità.

Inoltre, dà la sensazione che sia stato scritto e/o ideato per provare a condizionare il prossimo giudizio della Cassazione, nel tentativo di salvare, se non tutti, qualcun altro della famiglia".

Un altro commenta: "Il circo mediatico lo avete creato voi non dicendo la verità subito". C'è chi scrive: "Un errore tragico di questa lettera è che traspare il ricordo nitido di quella sera. Viola quando testimoniava era tutta un 'non ricordo' nelle sue risposte. State sbagliando di nuovo". Infine: "Tutta questa voglia di parlare a pochi mesi dalla Cassazione è di una tristezza commovente. Viola poco credibile come al solito".