Le mascherine U-Mask Model 2.1 sono diventate fuorilegge, perché potrebbero essere rischiose per chi le utilizza. Infatti il ministero della Salute ha stabilito il "divieto di immissione in commercio” e contemporaneamente anche il ritiro dal mercato della nuova versione del modello di dispositivo di protezione, già interessato nei mesi scorsi da un’indagine della procura di Milano per il reato di frode nell’esercizio del commercio. Un provvedimento simile era stato disposto a fine febbraio dalla Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero, anche per il precedente Model 2 delle mascherine.

I motivi che hanno portato alla decisione di vietare il commercio delle mascherine

Nel provvedimento del ministero della Salute si chiarisce che il divieto alla vendita e il contestuale ritiro dal mercato sono stati decisi considerando “la destinazione d’uso del prodotto” come dispositivo medico e anche i possibili “rischi per la salute” degli utilizzatori, dovuti alla mancanza di un regolare “processo di valutazione in termini di efficacia e sicurezza” delle mascherine. Quindi non ci sarebbe alcuna garanzia sulla loro reale capacità di essere un valido strumento di prevenzione dai contagi di Coronavirus. Inoltre i risultati dei test effettuati dal fabbricante non hanno fornito alcuna prova scientifica sul loro corretto funzionamento fino a 200 ore di utilizzo.

Dunque non è dimostrato che le mascherine mantengano nel tempo caratteristiche importanti, come l’efficienza nel filtrare i batteri, la resistenza agli schizzi e la respirabilità. Infine il prodotto è stato cancellato dalla Banca dati dei dispositivi medici. Adesso spetterà al Comando dei carabinieri per la Tutela della Salute far rispettare la decisione: l’azienda che realizza le mascherine ha annunciato che presenterà ricorso, entro 30 giorni al ministero della Salute, oppure entro 60 giorni davanti al Tar.

Il sequestro del precedente modello di mascherine, avvenuto nel gennaio 2021

I militari del Nas di Trento erano intervenuti a fine gennaio per sequestrare un laboratorio di Bolzano che aveva effettuato delle certificazioni sul precedente modello dei dispositivi di sicurezza. Infatti i carabinieri avevano scoperto che le mascherine U-Mask erano considerate come dispositivi medici sulla base della valutazione di quel laboratorio, che risultava “privo di autorizzazione” e in mano a un soggetto che non aveva nemmeno la laurea.

Quindi era stato deciso di interrompere la vendita del primo modello, mentre contestualmente la procura di Bolzano aveva aperto un fascicolo per indagare sulla mancanza di permessi e sull’esercizio abusivo della professione da parte di chi gestiva l’attività posta sotto sequestro.

L’inchiesta avviata a Milano sulle mascherine U-Mask

A fine gennaio l’amministratore della filiale in Italia della società che fabbrica le mascherine è stato indagato nell’ambito di una nuova inchiesta, coordinata dai pm Tiziana Siciliano, Eugenio Fusco e Maura Ripamonti, della Procura di Milano. I magistrati hanno deciso di avvalersi della consulenza di un esperto, incaricato di analizzare le U-Mask e verificarne il filtraggio.

A tale scopo sono stati sequestrati una quindicina di campioni dei dispositivi di sicurezza. Gli stessi esami saranno compiuti anche sui prodotti dell’azienda che, con un esposto, ha fatto partire le investigazioni. Secondo quanto riporta Repubblica, accertamenti simili sarebbero in corso anche sul nuovo modello delle mascherine, delle quali nelle ultime settimane si è interessata anche l’Antitrust, con un procedimento ad hoc.