La piccola comunità di San Paolo Bel Sito, comune tra le province di Napoli e Avellino, è scossa. Il paese è stato teatro dell'ennesimo femminicidio, avvenuto mercoledì 5 maggio. La vittima, la 33enne Ylenia Lombardo, in passato era scampata alle violenze dell'ex marito. È stata uccisa da un corteggiatore in cura presso un centro di igiene mentale, il 39enne Andrea Napolitano. In stato di fermo, ha confessato di averla picchiata, accoltellata, per poi incendiare il piccolo appartamento in cui la donna viveva. Non è stato difficile per gli inquirenti arrivare a lui in un paese di 4mila persone in cui tutti si conoscono.
Ricostruzione dell'accaduto
Il femminicidio è avvenuto nel pomeriggio di mercoledì, ma la notizia è stata diffusa solo ieri. Ylenia, originaria di di Pago del Vallo di Lauro, in provincia di Avellino, si era trasferita da circa un anno a San Paolo Bel Sito in cerca di lavoro. Si manteneva facendo la domestica e la badante. Aveva lasciato la figlia 11enne alle cure dei nonni che vivono a Viterbo. Mercoledì alle 14 la donna ha pranzato con Andrea Napolitano nella piccola casa a piano terra di due stanze, ora posta sotto sequestro dai carabinieri, in cui viveva da sola. I due si frequentavano da qualche settimana.
Alle 15:11 la donna ha postato sul suo profilo Facebook un post con varie riflessioni amare: "Lascio dire, lascio fare, lascio andare.
Sarà dovuto all'età o forse alla stanchezza, ma non discuto più per cercare di far comprendere me, i miei sentimenti". Le sarebbe restato poco da vivere. Più tardi, alcuni vicini hanno visto del fumo uscire dall'abitazione. All'inizio si pensava si trattasse di un incidente domestico. Hanno tentato di domare le fiamme e dato l'allarme.
Sono stati i vigili del fuoco intervenuti a spegnere l'incendio a trovare il corpo senza vita e semicarbonizzato della donna. Durante la messa in sicurezza dei locali, sono state trovate tracce di sangue che hanno indotto i carabinieri a escludere l'incidente a favore della pista dell'omicidio.
Confessione dell'omicida
Il 39enne, individuato grazie a telecamere di videosorveglianza e testimonianze di compaesani, è stato fermato dai carabinieri, su disposizione della Procura di Nola, alle 5 di giovedì mattina.
Era stato visto andare via dalla casa di Ylenia il pomeriggio precedente a bordo di una bicicletta elettrica, suo usuale mezzo di trasporto. In paese tutti lo conoscono per la sua storia problematica. In passato ha subito un trattamento sanitario obbligatorio per aver minacciato i genitori, i passanti e anche di togliersi la vita. Per questi motivi il 39enne, già noto alle forze dell'ordine, era in cura presso un centro di igiene mentale di Nola e prendeva psicofarmaci. Sembrava avesse riacquisito un contatto sano con la realtà. A San Paolo Bel Sito, invece, lei si era fatta conoscere per essere una donna solare ma anche riservata. Non è chiaro che tipo di relazione ci fosse tra loro.
Cosa ha fatto scattare la dinamica omicida?
Nella confessione resa ai carabinieri, Napolitiano ha riferito che avrebbero iniziato a litigare dal momento in cui lui non ha più trovato la sua carta prepagata caricata con 15mila euro. Avrebbe incolpato Ylenia di avergliela sottratta per poi iniziare a prenderla a calci e pugni. Quindi avrebbe dato fuoco alla camera da letto, per poi chiuderla nell'appartamento e andare via. Sono ancora molti i punti oscuri da chiarire. Non è chiaro se la donna sia morta per le botte ricevute, o perché arsa. Sarà l'autopsia a dare risposte a questi interrogativi. Napolitano, dopo essere tornato a casa, si era cambiato e aveva lavato le scarpe, trovate dai carabinieri ad asciugare in terrazzo. Aveva avuto anche il tempo di comprare un giubbotto uguale a quello che indossava mentre picchiava Ylenia che si era strappato ed era sporco.
Nella sua abitazione, sono stati trovati vestiti insanguinati. Tracce ematiche, erano anche sui pedali della bicicletta. L'uomo si trova nel carcere di Poggioreale in attesa della convalida del fermo.
Una vita difficile
Ylenia Lombardo era sfuggita alla morte una prima volta: l'ex marito si trova in carcere per maltrattamenti. Non l'aveva denunciato lei, ma sua mamma per salvarla. Inspiegabilmente, poi, lei aveva ripreso i contati con l'ex inviandogli lettere in carcere. I giudici, per tutelarla, non gli avevano concesso i domiciliari.
La mattina prima del delitto, era stata a casa di un'amica. Il marito dell'amica le avrebbe dovuto dare un passaggio a Nola per prendere il pullman e raggiungere Viterbo. Avrebbe dovuto andare dalla figlia 11enne per trascorrere insieme la festa della mamma.