Elena sta male e vorrebbe incontrare la madre. Lo riferiscono i suoi legali, Vanni Cerino e Fabrizio D'Urso, che ieri, 30 aprile, le hanno fatto visita per la prima volta nel carcere di Bellizzi Irpino, ad Avellino. La 18enne è reclusa da sabato scorso. Come lei, è detenuto il fidanzato 23enne, Giovanni Limata. I due sono accusati dell'omicidio in concorso di Aldo Gioia, il padre della ragazza, con l'aggravante della premeditazione.

Esecutore materiale del delitto, è stato il ragazzo che ha accoltellato il 53enne con 14 fendenti, come appurato dall'esame autoptico.

Mente criminale, secondo l'accusa, sarebbe la 18enne. I due avrebbero organizzato da mesi via chat un piano che prevedeva di sterminare tutta la famiglia di lei, anche la mamma e la sorella più grande. I familiari erano contrari al legame di Elena con Giovanni. Il ragazzo, disoccupato e con precedenti per reati contro la persona, aveva avuto condotte violente, anche nei confronti di Aldo Gioia, e aveva problemi con la droga.

Elena, crollo psicologico in carcere

Elena patirebbe il carcere, sarebbe molto provata e non riuscirebbe neanche a parlare. Vorrebbe solo poter abbracciare sua madre, la donna che l'ha messa al mondo ma che la settimana scorsa avrebbe voluto uccidere. I legali hanno riferito ai cronisti assiepati fuori dal carcere, in che condizioni hanno trovato la loro cliente.

Il colloquio con lei è durato circa un'ora: in realtà la ragazza ha parlato pochissimo.

Cerino e D'Urso, sono subentrati al primo legale che da subito ha rinunciato all'incarico. Anche il primo legale di Limata, non ha voluto assumere la difesa del ragazzo ed è stato sostituito da un collega. A poche ore dal delitto, la mamma di Elena, Liana Ferraiolo si è attivata per trovarle immediatamente un difensore.

"Non la lascio sola", ha detto. Elena si trova in isolamento, come previsto dai protocolli carcerari anti-Covid. Sembrerebbe che abbia avuto un crollo psicologico: dal suo arrivo, il medico del carcere le starebbe somministrando sedativi. Per questo, gli avvocati hanno ipotizzato anche di poter rinunciare all'udienza del Riesame fissata per lunedì 3 maggio.

Il Tribunale della Libertà dovrebbe pronunciarsi sul ricorso per assegnarle i domiciliari nella stessa casa, un appartamento al quinto piano di un edificio in Corso Vittorio Emanuele, al centro di Avellino, dove suo padre è stato ucciso venerdì scorso. Oppure, i legali potrebbero fare richiesta di trasferire la ragazza in un'altra struttura.

Anche il fidanzato di Elena ha incontrato l'avvocato

Anche il 23enne di Cervinara ieri ha incontrato nello stesso carcere il suo nuovo legale, Mario Villani, del foro di Benevento. Villani ha riferito che si è trattato di un primo colloquio di approccio. "Abbiano definito alcuni argomenti che non posso rivelare, ovviamente". Pure Giovanni Limata sarebbe molto provato, avrebbe chiesto notizie dei suoi familiari e di Elena.

Villani ha aggiunto che la mamma e gli altri familiari del ragazzo con cui ha parlato, sono persone umili che stano vivendo un incubo. "La pressione mediatica che stanno subendo sta acuendo il loro stato d’animo".

Occorre, secondo il legale, cercare di capire cosa sia realmente accaduto, cercando di guardare al passato e al contesto familiare di entrambi i ragazzi. "Dobbiamo cercare di dare a entrambi un'opportunità di vita", ha detto il legale per poi aggiungere che anche la famiglia Limata sta vivendo un dramma.

La madre di Elena: 'Esempio di martirio laico'

"Dì la verità, dì tutta la verità": ha detto Liana Ferraioli a Elena la notte stessa dell'omicidio, dopo che la figlia aveva tentato di simulare una rapina finita male, ma lei aveva già capito tutto.

Quando la figlia è stata prelevata dagli agenti della Squadra Mobile di Avellino, la madre l'ha spinta a confessare. L'avrebbe già perdonata. I familiari, anche gli zii paterni, Giancarlo e Gaetano Gioia, e la sorella maggiore Emilia, sono convinti che la 18enne sia stata plagiata da quel ragazzo. "Elena è sempre stata la figlia che ogni genitore vorrebbe avere" le parole dello zio.

La mamma di Elena è distrutta. Lei e il marito si erano da sempre opposti alla relazione di Elena con Giovanni. Con il suo comportamento, ora, starebbe dimostrando che l'amore materno va oltre. Ne è convinto lo psichiatra Vittorino Andreoli secondo il quale grazie a una madre che non abbandona la figlia omicida, l'umanità sopravvive.

"Questa donna, nonostante il comportamento della figlia, fa la madre. Nonostante fosse stata destinata alla fine del marito, sente l’amore per la figlia. Si mette dalla sua parte. È un esempio commovente, un martirio laico: doni la tua vita per un legame d’amore", ha detto Andreoli.