Si allargano le indagini sulla scomparsa di Saman Abbas, 18 anni, la ragazza di origini pachiatane di cui non si hanno più notizie da un mese. Oltre ai genitori e allo zio della giovane, nelle ultime ore sono stati iscritti nel registro degli indagati anche due cugini. Gli inquirenti ipotizzano che Saman possa essere stata uccisa dai familiari, dopo essersi opposta a un matrimonio combinato organizzato in Pakistan. In particolare i carabinieri sono convinti che i cugini abbiano avuto un ruolo importante nella sparizione della 18enne: infatti sono stati riconosciuti nelle immagini di una telecamera di sorveglianza dell’azienda agricola in cui lavorano.

In quei fotogrammi, risalenti alla sera prima dell’ultimo avvistamento della giovane a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, si vedono i due mentre escono da un deposito con una serie di attrezzi tra cui delle vanghe, con ogni probabilità utilizzate per scavare la buca in cui potrebbe essere stato occultato il corpo della ragazza.

Gli inquirenti ritengono che Saman sia stata uccisa dai familiari: si cerca il corpo della giovane

Già dai primi di maggio i genitori di Saman e lo zio sono irreperibili, perché tornati in Pakistan, con la scusa di correre al capezzale di una parente: è stata richiesta una rogatoria internazionale per riportarli in Italia. Nel frattempo gli inquirenti hanno ampliato le ricerche del corpo della ragazza, nei dintorni di Novellara: in particolare sono state perlustrate le aree adiacenti all’azienda agricola in cui lavorano i parenti della giovane.

Come detto nelle immagini di un video risalente allo scorso 29 aprile appaiono tre persone – i due cugini di Saman e un terzo individuo – che escono da un capannone con due vanghe, un piede di porco e un secchio che contiene un sacco azzurro. Quindi in queste ore si sta cercando nei dintorni, ispezionando le serre della zona, oltre ai corsi d’acqua e ai pozzi.

Saman si era rifiutata di sposarsi con un cugino

Secondo i carabinieri, la scomparsa e la presunta morte di Saman sarebbero dovute al suo rifiuto a sposarsi con un cugino, alla conseguente denuncia nei confronti dei genitori che avevano combinato il matrimonio e alla scelta della giovane di chiedere assistenza ai servizi sociali, trasferendosi in una comunità protetta.

Dil Fraz, che sette anni fa ha fondato a Bologna il gruppo dei Giovani Pakistani in Italia, intervistato dal Corriere della Sera ha espresso il timore che il caso di Saman sia identico a quello di Sana Cheema, ragazza uccisa a Brescia doversi anni fa, dopo essersi opposta alle nozze organizzate per lei. Secondo Fraz il padre e la madre di Saman non sono riusciti a integrarsi a Novellara perché ancora ancorati ad una mentalità arcaica, dalla quale tante ragazze cercano di sfuggire: molte volte non riescono a ottenere il sostegno della famiglia e finiscono per essere considerate come delle minacce dai parenti.

Saman è tornata a Novellara alcuni giorni prima di scomparire

Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia, ha spiegato al Corriere che situazioni simili a quella della famiglia di Saman continuano a persistere all’interno di alcune comunità giunte in Italia: per questo motivo è importante condannare e ancora di più cercare di prevenire certi comportamenti.

Saman, dopo essere vissuta per diversi mesi in una comunità protetta a Bologna, era tornata a Novellara loscorso 11 aprile, per ottenere dei documenti, nonostante le avessero consigliato di rimanere lontana dai parenti. Non si sa quali fossero le sue intenzioni, se avesse deciso di trasferirsi altrove oppure di riprendere gli studi al liceo, dopo esser stata segregata in casa per anni, perché i genitori non volevano che uscisse e utilizzasse i mezzi pubblici da sola, come hanno raccontato alcuni testimoni.