“Credo che si sia tolta la vita". A parlare, ai microfoni dell'inviata di Chi l'ha visto? è Emanuela Pedri, sorella maggiore di Sara Pedri, la ginecologa 31enne scomparsa da Cles il 4 marzo scorso. La giovane dottoressa, originaria di Forlì, da qualche mese aveva preso servizio all'ospedale Santa Chiara di Trento. Tuttavia, in reparto, non si trovava bene e sarebbe stata umiliata pesantemente. Per questo, poche ore prima di far perdere le proprie tracce, aveva deciso di rassegnare le dimissioni. Del caso di Cronaca Nera si sta interessando l'Ordine dei Medici di Trento che, tramite il presidente Marco Ioppi, ha chiesto fare chiarezza sull'accaduto al fine di ristabilire la necessaria serenità lavorativa nel reparto di Ostetricia e Ginecologia.

Sara Pedri potrebbe essersi tolta la vita

Nella puntata di mercoledì 16 giugno, la trasmissione Chi l'ha visto?, dopo aver dato ampio spazio agli aggiornamenti sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, è tornata ad occuparsi della sparizione della dottoressa Sara Pedri. In seguito alle sollecitazioni della famiglia, la scorsa settimana, sono riprese le ricerche, interrotte lo scorso mese d'aprile.

Nonostante l'imponente dispiego di forze, però, non c'è traccia della ginecologa romagnola. E la sorella della donna ha iniziato a pensare al peggio. "Credo si sia tolta la vita", ha ammesso Emanuela Pedri. "Sara - ha continuato - era terrorizzata. Le sue colleghe ci han confermato quello che ci aveva detto lei: abusi di potere, turni massacranti e minacce continue”.

“Nessuno mi ridarà mia figlia - ha proseguito mamma Mirella - tuttavia se il suo sacrificio possa essere utile ad altri ben venga”.

Il vocale di Sara Pedri: 'Ti schedano subito'

Alcuni medici in servizio nello stesso reparto di Sara Pedri, ai microfoni della trasmissione Rai, hanno ribadito (senza mostrare il loro volto) che il clima in reparto non è sereno, ma molto competitivo.

Le vessazioni, inoltre, sarebbero quasi all'ordine del giorno. “In sala operatoria - ha raccontato una dottoressa - c’erano ferri chirurgici che, anche per un nonnulla, volavano verso le persone". Poi, ha aggiunto che, proprio come sarebbe accaduto alla 31enne, ci sono stati casi in cui bravi ginecologi sono stati allontanati dalla sala operatoria.

"Ti fan sentire una nullità, pur di metterti in crisi, cercano di trovare uno sbaglio, anche se non c’è. Quindi, amara, ha concluso: "È l'ora di parlare, affinché non ci sia un’altra Sara”.

La dottoressa Pedri era arrivata in Trentino ad inizio novembre. In un primo momento destinata al punto nascite di Cles, cuore della val di Non, dove aveva tra l'altro affittato casa, prese servizio ad una quarantina di km di distanza, al Santa Chiara. La giovane, a detta di tutti preparata, solare e piena di vita, si sarebbe subito accorta che c'era qualcosa che non andava. “Devi stare sempre attenta - aveva detto in un vocale inviato ai familiari - appena parli, qui, ti schedano subito”. Settimana, dopo settimana, sempre stando ai suoi racconti, la vita in reparto si sarebbe trasformata in un vero e proprio inferno.