"Confermo ogni singola parola". Fabrizio Biscaro, reo confesso del delitto del Piave, nel corso dell'interrogatorio di convalida dell'arresto che si è svolto nel carcere di Treviso, ha ribadito quanto già aveva detto ai carabinieri, eccetto aggiungere particolari che rendono il caso ancor più raccapricciante.
Mercoledì 23 giugno, il 35enne con problemi psichici era andato a costituirsi dopo aver ucciso con 20 coltellate Elisa Campeol, una coetanea la cui 'colpa' è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. L'ha sorpresa mentre prendeva il sole su un lettino sul greto del Piave a Moriago della Battaglia nel trevigiano non dandole scampo.
L'assassino avrebbe scelto la vittima a caso, mosso solo dalla necessità di sfogare una furia omicida.
Delitto del Piave, il macabro particolare dell'orecchio
Prima il brutale omicidio, poi l'oltraggio: Biscaro avrebbe staccato il lobo di un orecchio della sua vittima. Dopo il primo interrogatorio, aveva lasciato intendere di averlo fatto per fornire la prova dell'attendibilità della sua confessione del delitto. "L’ho preso come un trofeo. Volevo qualcosa che me la ricordasse", ha invece riferito nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, Marco Biagetti, alla presenza del suo avvocato, Rosa Parenti.
Ai carabinieri della stazione di Valdobbiadene dove era andato a costituirsi, aveva consegnato il suo zainetto.
Conteneva un coltello da cucina con una lunga lama insanguinata, e parte dell'orecchio della vittima in un sacchetto di plastica. Lui stesso aveva i vestiti pieni di sangue e presentava ferite per i violenti colpi scagliati contro la donna che aveva provato a difendersi. Avrebbe deciso di sfregiare il corpo della vittima e mettersi in tasca la parte prima di scappare, dopo che sarebbe stato visto da lontano da due escursionisti che avrebbero cercato di fermarlo.
Richiesta di perizia psichiatrica
Il sostituto procuratore Gabriella Cama, oltre all'omicidio volontario, gli ha contestato la premeditazione. Il giorno prima del delitto del Piave, Biscaro era andato in un supermercato appositamente per comprare un coltello da cucina. "Sentivo l’impulso a fare del male. Sono andato all’Isola del Morti, ho visto quella ragazza e l’ho uccisa.
Non la conoscevo ma dovevo farlo", ha detto. Sarà sottoposto a perizia psichiatrica in incidente probatorio. Lo ha chiesto sia Lorenza Secoli, avvocato della famiglia Campeol, che il suo difensore. A seguire, il 35enne potrebbe essere trasferito in un centro di salute specialistico. "Nella sua lucidità è folle. Quello che è accaduto non si spiega con la ragione", ha detto il legale evidenziando che il movente dell'omicidio non esiste perché il suo assistito è affetto da gravi problemi psichiatrici.
Gli sono stati sequestrati cellulare e pc in cerca di prove. Tra le ipotesi, quella che l'assassino e la vittima fossero entrati in contatto via social su un forum di medicina olistica frequentato da entrambi.
Buscaro ha però ribadito di aver ucciso a caso. "Dopo averla uccisa non ricordo bene cos’è successo, solo che mi sono trovato davanti alla caserma e mi sono costituito", ha affermato nel corso dei due interrogatori in cui non avrebbe mostrato alcun rimorso né segno di pentimento. Si sarebbe limitato a ripetere il racconto come un automa. Descritto come un soggetto problematico, introverso e maniacalmente abitudinario, aveva tentato in passato più volte il suicidio. L'ultimo atto autolesionistico risale a sei mesi fa, a salvarlo era stato suo padre Mario. Biscaro ha una storia di ricoveri psichiatrici e di trattamenti farmacologici. Tre mesi fa, ha interrotto la cura di sua iniziativa: sosteneva di stare bene.
La Procura ha acquisito le cartelle cliniche per ricostruire la vicenda medica e e valutare se ci siano responsabilità.
Le parole dell'ex procuratore
Il papà di Biscaro non sa spiegarsi la tragedia, dà la colpa alla pandemia, al lockdown che avrebbe fatto crollare l'assetto psichico del figlio. Resta il dubbio che la tragedia si sarebbe potuta evitare. L'efferato delitto ha aperto un dibattito sull’assistenza alle persone che soffrono di disturbi psichiatrici.
“Il sistema va rivisto ma sempre conoscendo i limiti della psichiatria. Le malattie psichiche sono le più difficili da individuare e curare, ma soprattutto le più difficili nel far prevedere quelli che sono i loro esiti, e in questo la giustizia è indifesa", ha detto Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia.
Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco Veneto e presidente della Provincia di Treviso, ha chiesto più controlli e che sia intensificata l'assistenza ai malati psichici per evitare il ripetersi di tragedie come questa.