Saman Abbas sarebbe stata consegnata dalla madre allo zio perché la uccidesse. A delineare lo scenario più atroce che si possa immaginare, una madre che condanna a morte la figlia per aver rifiutato nozze forzate, è stato il solo testimone del caso. Si tratta di un minore, il fratello della 18enne pakistana scomparsa il 30 aprile e della quale da 47 giorni si cerca il corpo nelle campagne di Novellara, nella Bassa Reggiana.

Il 16enne, ascoltato in tribunale durante l'udienza per l'incidente probatorio, avrebbe fornito informazioni rilevanti, confermando che la sorella sarebbe stata uccisa materialmente dallo zio Danish Hasnain, con la complicità di due cugini e dei genitori, il padre Shabbar e la madre Nazia Shaheen, fuggiti in Pakistan.

Tutti sono indagati con l'accusa di omicidio.

Saman, svolta nelle indagini?

Prima ha scosso la testa come per dire no, poi si è aperto a un racconto nuovo. Alla richiesta di indicare il luogo dove possa essere stata sepolta Saman, il fratello non ha saputo rispondere, ma avrebbe detto: "Posso indicarvi il punto, vicino a una serra, in cui mia madre ha affidato Saman a zio Danish". La testimonianza del 16enne, finalmente cristallizzata, è ora una prova che potrebbe essere usata in un eventuale processo per l'omicidio della ragazza.

Il gip Luca Ramponi che l'ha ascoltato venerdì, è convinto che il 16enne abbia fornito dettagli nuovi e importanti. Il racconto è stato ritenuto attendibile dalla Procura, anche se il teste non ha assistito direttamente al presunto omicidio.

Il ragazzo ha confermato l'accusa che a ucciderla sarebbe stato lo zio, l'avrebbe strangolata, e ha ricostruito i fatti avvenuti nove minuti dopo la mezzanotte del 30 aprile, come registrato dalle telecamere di sicurezza dell’azienda agricola di Novellara, dove lavorava e viveva tutta la famiglia Abbas.

A quell'ora, il 16 enne si sarebbe trovato nella cucina della cascina e da lì avrebbe assistito, prima al litigio tra Saman e i genitori, poi alla consegna della ragazza allo zio.

Saman, che finalmente sarebbe riuscita a ottenere il suo passaporto, avrebbe tentato di fuggire. Poco dopo, però, la situazione sarebbe precipitata: il padre avrebbe chiesto l'intervento dello zio Danish che avrebbe aspettato la ragazza davanti a una serra e da quel momento di lei si è persa ogni traccia.

L'11 aprile, la 18enne aveva lasciato il centro protetto dove viveva ed era tornata a casa per recuperare i suoi documenti.

Il fratello minore, l'unico della famiglia che ha detto cosa sarebbe accaduto a Saman, dopo le dichiarazioni rese al giudice, ha tentato per la seconda volta la fuga dalla comunità dove si trova, è stato ripreso dai carabinieri e ha il divieto di espatrio. Il minore sarebbe combattuto tra il rimorso per le accuse ai familiari volendo ricongiungersi a loro, e la voglia di rendere giustizia alla sorella. Avrebbe ricevuto minacce da un'utenza britannica. Sembrerebbe che la famiglia avesse deciso di trasferirsi in Inghilterra.

Ricerche del corpo

Le ricerche del corpo di Saman procedono in condizioni molto difficili, per il caldo e l'ampiezza dell'area da esplorare: superfici e terreni che si estendono per 250 ettari.

In base al racconto del fratello, il corpo dovrebbe trovarsi vicino all'azienda agricola e all'abitazione degli Abbas. Si sta cercando nella carraia di fronte all'abitazione, il posto dove è stata vista l'ultima volta.

Ci sarebbe un punto specifico dove la terra sarebbe stata smossa e avrebbe insospettito chi sta facendo le ricerche. Le strutture delle serre verranno smontate per fare al meglio le ricerche. Tra i tanti misteri del caso, la fossa che lo zio avrebbe scavato per la nipote il giorno prima della sparizione. Per il momento, restano indagati in cinque: madre, padre, zio e altri due cugini, ma potrebbero aggiungersi altre due persone.

Il comportamento dei genitori di Saman

Tra i comportamenti gravemente indiziari dei familiari, spicca quello dei genitori di Saman che il 1° maggio si sono imbarcati da Malpensa su un volo per il Pakistan.

I biglietti aerei, di sola andata, erano stati comprati con largo anticipo, il che farebbe pensare alla premeditazione e a un progetto criminale di lungo periodo: la condanna a morte sarebbe stata emessa molto prima che Saman tornasse a casa.

Shabbar e Nazia sono stati ripresi dalle telecamere al controllo passaporti dell'aeroporto: mostrerebbero un totale distacco emotivo. Proprio la madre disse: "Mia figlia è una vergogna". Raggiunto al telefono da un giornalista de Il Resto del Carlino, il padre aveva detto che sarebbe ritornato in Italia il 10 giugno per chiarire tutto ai carabinieri. Lo zio, fuggito in Europa, è ricercato come il cugino Nomanhulaq. L'altro, Ikram Ijaz, unico arrestato, si trova in carcere a Reggio Emilia, ma non parla.