Il dottore napoletano Stefano Ansaldi, 65 anni, non si sarebbe tolto la vita, ma sarebbe stato ucciso. Fernando Panarese, consulente degli avvocati della difesa, i legali Francesco Cangiano e Luogo Sena, ne sono certi. La Procura di Milano, invece, avrebbe "sposato" la tesi del gesto volontario e sarebbe orientata all'archiviazione del caso di cronaca nera. Ansaldi, ginecologo affermato, è stato trovato senza vita il 19 dicembre 2020 nel sottopassaggio di via Macchi a Milano. Era arrivato nel capoluogo lombardo solo poche ore prima.
Stefano Ansaldi sarebbe stato ucciso
Non è stato un suicidio e - considerando modalità, arma e posizione della vittima - non sarebbe potuto esserlo. Si sarebbe dunque trattato di un omicidio: il dottor Ansaldi sarebbe stato ucciso. Quasi sicuramente da un uomo "destrimane" che lo avrebbe preso alle spalle e al termine di una probabile e rapidissima colluttazione, gli avrebbe tagliato la gola. Fernando Panarese, il consulente scelto dagli avvocati della famiglia Ansaldi, sembra non avere dubbi in proposito.
Secondo la sua relazione, infatti, non si sarebbe trattato di un colpo secco, ma di un taglio relativamente superficiale - che ha lasciato la trachea praticamente integra - effettuato con un coltello dalla lama lunga circa 20 centimetri.
L'arma in questione non è mai stata riconosciuta né dalla moglie di Ansaldi, né da altre persone a lui vicine. Il ginecologo, come precisato dal perito, era anche chirurgo e maneggiava abilmente e con naturalezza il bisturi (che non solo possedeva, ma avrebbe potuto eventualmente procurarsi con facilità). "Chi ha in mente un atto autolesionistico - ha precisato Panarese - utilizza il mezzo più disponibile, più agevole ed efficace".
Per la Procura di Milano il dottor Ansaldi si sarebbe tolto la vita
La perizia è stata depositata dai legali che stanno seguendo la famiglia Ansaldi e che va a scontrarsi con la tesi della Procura di Milano. I magistrati, basandosi sugli esiti finali dell'autopsia, hanno chiesto l'archiviazione delle indagini battendo, di fatto, la pista del dell'atto autolesionistico.
L'ipotesi prevalente sarebbe quella del "dramma personale", forse legato alla professione del 65enne. Il ginecologo campano, secondo gli inquirenti, dopo essere arrivato alla stazione Centrale di Milano, avrebbe vagato per ore nelle vicinanze e poi si sarebbe lasciato andare a un raptus di violenza autolesionistica.
Nelle scorse settimane l'inchiesta, inizialmente affidata al pm Adriano Scudieri (passato alla Procura Europea dal 1° giugno), è stata riassegnata al pm Cecilia Vassena e all'aggiunto Laura Pedio. La Procura di Napoli, invece, ha aperto un fascicolo che vuole accertare ed eventualmente ricostruire la trama delle relazioni che, nel dicembre scorso, avrebbero spinto il ginecologo - specializzato in fecondazione assistita - a lasciare Napoli e a salire, nel pieno della seconda ondata Covid, a Milano.
L'indagine, coordinata dal procuratore Gianni Melillo, è condotta dai pm Giuseppina Loreto e Maria Sepe. Secondo quanto ricostruito, il 19 dicembre scorso Stefano Ansaldi avrebbe dovuto incontrarsi con un uomo d'affari in arrivo da Lugano. Tuttavia, all'ultimo, l'appuntamento sarebbe saltato. I pm partenopei, però, non escluderebbero l'esistenza di eventuali contatti tra il medico e soggetti vicini alla camorra di Milano. Non sarebbe la prima volta, infatti, che professionisti affermati finiscono nelle "trame" del clan Lo Russo.