Una settantina di ostetriche del reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, lo stesso dove ha prestato servizio la forlivese Sara Pedri, hanno inviato una lettera al direttore sanitario chiedendo di essere ascoltate sulla vicenda. A rivelarlo, nelle scorse ore, è Barbara Poggio proretettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento. La ginecologa 32enne scomparsa da Cles (in Val di Non) il 4 marzo scorso, stando a quanto riferito dai familiari sarebbe stata discriminata per i suoi studi in Calabria e, per questo, avrebbe subito vessazioni e umiliazioni.

Del caso di Cronaca Nera si sta occupando anche la trasmissione "Chi l'ha visto?".

Le colleghe di Sara Pedri vogliono essere ascoltate

In seguito alla scomparsa di Sara Pedri, dottoressa specializzata in ginecologia, e alla conseguente apertura di un'indagine interna al Santa Chiara, l'azienda sanitaria trentina ha invitato il personale a presentarsi in maniera spontanea alla commissione d’indagine interna (presieduta, tra l'altro, dallo stesso direttore sanitario).

Per tutta risposta, 70 ostetriche hanno inviato una lettera per domandare di essere ascoltate. Un'iniziativa, considerata positiva dalla prorettrice Poggio, poiché "quando le organizzazioni non riescono a contrastare molestie o pratiche di mobbing al proprio interno, uno dei pochi modi utili per risolvere il problema consiste nel fatto che chi è al corrente dei fatti si renda disponibile, in maniera collettiva, a parlarne".

In questo modo, "Si evita di fare esporre solo pochi soggetti con il conseguente rischio di eventuali ripercussioni personali".

Nonostante questo, ci si domanda come sia possibile che all'interno di un'organizzazione come l'azienda provinciale per i servizi sanitari, possano crearsi quelle che Barbara Poggio definisce “zone d’ombra” e come sia, inoltre, possibile che figure così controverse sul piano della gestione del personale riescano ad agire in maniera indisturbata, trovando anche copertura.

'Fare chiarezza sulla scomparsa di Sara Pedri'

Il deputato forlivese Marco Di Maio in accordo con la senatrice Donatella Conzatti, ha presentato un'interrogazione nei due rami del parlamento per far sì che il Governo e, nello specifico i ministeri della Salute, della Giustizia e del Lavoro, si interessino alla vicenda della dottoressa Pedri e mettano in atto delle azioni per contrastare il mobbing sul posto di lavoro.

"É necessario - ha precisato il deputato - mantenere alta l’attenzione su questo caso che presenta diversi risvolti inquietanti".

"Ho chiesto al ministro della Salute, Roberto Speranza, se ha intenzione di inviare degli ispettori nel reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento dove era in servizio Sara Pedri" ha aggiunto Conzatti (segretaria della della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio) precisando di essersi rivolta anche al ministro della Giustizia, Marta Cartabia per sollecitare l'approvazione della nuova legge volta a disciplinare tutte le condotte lavorative violente e moleste, tutelando al tempo stesso eventuali testimoni da possibili ritorsioni o minacce da parte del datore di lavoro.

"Approvare il disegno di legge di cui sono prima firmataria - ha concluso la senatrice di Rovereto - consentirebbe all'Italia di contare sulla normativa più avanzata a livello internazionale per contrastare il fenomeno del mobbing".

Sara Pedri scomparsa dopo le dimissioni

Nell’interrogazione, Di Maio e Corzatti hanno ricostruito brevemente gli eventi. Sara Pedri, laureata in medicina e specializzata in ginecologia all'università degli studi "Magna Græcia" di Catanzaro aveva preso servizio all'ospedale Santa Chiara di Trento nel novembre scorso. Come ricordato dagli esponenti di Italia Viva, però, il 3 marzo 2020 la dottoressa ha inviato all'azienda sanitaria trentina le sue dimissioni. In proposito, alla sorella maggiore Emanuela, confidò, durante una telefonata, di essersi tolta un grosso peso.

Stando a quanto raccontato dai familiari della giovane ginecologa, Sara Pedri, dopo il suo arrivo a Trento, avrebbe iniziato a manifestare sintomi da stress da lavoro, causati da ripetuti episodi di mobbing. La sorella, nella sua deposizione ai carabinieri di Forlì, ha dichiarato che Sara era terrorizzata e anche le sue colleghe avrebbero confermato la sua versione, riferendo di abusi di potere, turni massacranti e minacce continue".