Continuano le indagini sulla scomparsa di Sara Pedri. La ginecologa di Forlì, 32 anni compiuti mercoledì 23 giugno, è scomparsa il 4 marzo, poche ore dopo aver lasciato l'ospedale Santa Chiara di Trento. Da quanto emerso, la giovane non si trovava bene in reparto e sarebbe stata anche vittima di mobbing. Nelle scorse settimane, l'Apss (azienda provinciale servizi sanitari) ha aperto un'inchiesta interna e, ora, un'ex docente della dottoressa, la professoressa Roberta Venturella, ha deciso di portare il caso di cronaca all'attenzione del ministro della Salute, Roberto Speranza per chiedere un suo intervento volto a far luce su quanto accaduto all'interno dell'azienda ospedaliera trentina.

Sara umiliata sul lavoro

Sara Pedri, laureata in medicina e specializzata in ginecologia, a novembre 2020 è stata assunta dall'ospedale di Cles, nel cuore della Val di Non. Tuttavia, in seguito alla sospensione delle attività del punto nascita ha preso servizio nel reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara, nel capoluogo. "All'inizio - ha spiegato la dottoressa Venturelli che l'ha seguita per cinque anni all'Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro - era entusiasta anche se diceva di sentirsi come dentro una lavatrice. Tuttavia era certa che ce l'avrebbe fatta. Poi, però, nel giro di pochissimo tempo s'è fatta sempre più silenziosa, non faceva più le videochiamate ed era preoccupata".

Anche la sorella Emanuela sostiene che Sara non si trovasse bene in reparto e, addirittura, fosse terrorizzata. La dottoressa Pedri, pur essendo competente, sensibile e affidabile, sarebbe stata discriminata, umiliata e derisa per i suoi studi in Calabria. Le vessazioni subite in corsia - secondo i familiari che temono il gesto estremo, l’avrebbero spinta a presentare le dimissioni.

L'appello al ministro Speranza

La professoressa Roberta Venturelli, d'accordo con altri ex colleghi della giovane in servizio all’unità operativa di Ginecologia dell’ospedale "Pugliese Ciaccio", ha lanciato un appello al ministro della Salute Roberto Speranza per esortare un suo intervento nell’inchiesta e per far luce su quanto sia realmente successo nei reparto di ginecologia del Santa Chiara.

"Quando accade un evento sanitario importante, come per esempio una morte materna - ha dichiarato la docente - il ministero invia immediatamente una commissione esterna per accertare che non vi siano state incongruenze o errori nei protocolli".

"Con la famiglia di Sara Pedri - ha continuato - riteniamo molto difficile che la sola valutazione interna effettuata da chi, in questi anni, avrebbe già dovuto controllare e vigilare, possa condurre a una verità, oltretutto scomoda". La professoressa Venturelli ha, inoltre, dichiarato che non vuole accanirsi contro i colleghi, ma solamente comprendere cosa è accaduto a una ragazza che, come come tanti altri specialisti, aveva appena fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro.

"Stiamo preparando una lettera - ha concluso - indirizzata al ministro Speranza, che solitamente si mostra molto attento a simili appelli, per raccontare questa vicenda e chiedere il suo personale intervento".