Continuano le indagini per chiarire quanto accaduto in merito alla morte del dottor Giuseppe De Donno, pneumologo ed ex primario dell'ospedale Carlo Poma di Mantova. Il medico era diventato famoso all'inizio della pandemia, grazie alla cura al plasma iperimmune. Terapia sperimentata per combattere il covid-19 e che aveva alimentato forti speranze nella popolazione mondiale che, all'epoca dei fatti, era ancora in attesa di un'eventuale vaccino. Giuseppe De Donno è stato trovato impiccato nella sua casa in provincia di Mantova e ora gli inquirenti sono intenzionati a far luce su eventuali motivazioni che avrebbero portato il medico a commettere il gesto.
Giuseppe De Donno aveva lasciato l'incarico di primario
Aveva partecipato come parte attiva nella battaglia contro il covid-19 sperimentando la terapia al plasma iperimmune in pieno periodo di pandemia. Il dottor Giuseppe De Donno aveva da poco deciso di dedicarsi al nuovo incarico di medico di base, lasciandosi alle spalle un incarico importante che l'aveva portato alla ribalta delle cronache, ovvero la direzione del reparto di pneumologia dell'ospedale Carlo Poma. Da primario a medico di base e sulla sua morte gli investigatori vogliono vederci chiaro. L'ipotesi che trapela dalla Procura di Mantova sarebbe quella di una possibile istigazione al suicidio. Le indagini sono in corso e la salma del medico si trova attualmente ancora sotto sequestro da parte degli inquirenti, in attesa che venga effettuata l'autopsia disposta dall'autorità giudiziaria.
Le indagini e i nuovi elementi
L' Autorità giudiziaria ha disposto, oltre al sequestro della salma del defunto Giuseppe De Donno al fine di essere sottoposto ad autopsia, il sequestro dei cellulari e del computer del medico che potrebbero produrre nuovi elementi in grado di chiarire quanto accaduto il giorno del suicidio. Sono stati sentiti dagli investigatori e dal magistrato anche la moglie e i due figli del medico.
L'ipotesi di istigazione al suicidio potrebbe partire proprio dalla decisione da parte di Giuseppe De Donno, di dimettersi dall'incarico di primario del reparto di pneumologia e accettare, lo scorso 5 luglio, l'incarico di medico di base.
De Donno non avrebbe lasciato nessun biglietto
Il sospetto degli inquirenti è quello che qualcuno avrebbe potuto istigare De Donno a commettere il gesto estremo del sudicio.
Al momento non sono stati resi noti eventuali elementi utili che porterebbero nella direzione di un'eventuale istigazione, ma resta il sospetto poiché sul luogo del ritrovamento del corpo senza vita del medico, non sarebbe stato rinvenuto nessun biglietto che potesse far luce sulle motivazioni di un gesto tanto estremo dopo essersi messo in luce con caparbietà e professionalità nella lotta al coronavirus, salvando tante vite in piena pandemia.