Eugenio Fasano era un carabiniere di 43 anni, padre di due figlie. Il militare è morto a Roma in circostanze poco chiare il 24 gennaio 2019, due giorni dopo una partita di calcetto. I parenti non credono alla disgrazia. Teresa Afiero, cognata di Eugenio, ha dichiarato nel corso di un'intervista a Giallo, che l'uomo sarebbe stato ucciso. I parenti di Fasano avrebbero le prove fotografiche per dimostrare ciò. Eugenio, poco prima della morte, avrebbe presentato diversi danni fisici quali dodici costole rotte, un polmone perforato e il volto tumefatto.

Eugenio Fasano, la cognata: 'Non è morto d'infarto'

Teresa Afiero ha dichiarato: "Non abbiamo alcun dubbio, Eugenio non è morto d'infarto ma è stato ucciso. Abbiamo studiato la documentazione medica, abbiamo le prove fotografiche che mostrano il cadavere di mio cognato, nella bara, con il volto tumefatto e le labbra spaccate. Come si può spacciare un pestaggio violentissimo per un arresto cardiaco? Eugenio aveva dodici costole rotte e un polmone perforato". E poi ancora: "Quando è stato soccorso era cianotico, con la lingua penzolante e le vie respiratorie ostruite. Ha lasciato due bambine piccole e una moglie, che meritano di sapere la verità sulla sua fine e avere giustizia".

Morì dopo un'agonia di 36 ore

Eugenio Fasano morì al policlinico Umberto I dopo un'agonia di trentasei ore. Due giorni prima il decesso, il 22 gennaio 2019, aveva preso parte a una partita di calcetto giocata nel primo pomeriggio presso il campetto dell'Antico Circolo del Tiro a Volo, a poca distanza dal quartiere Parioli. Eugenio era uno sportivo e, apparentemente, non soffriva di alcuna patologia cardiaca.

Era stato il luogotenente Vincenzo Zito, comandante della stazione Parioli, a organizzare un torneo amichevole. Eugenio aveva deciso di parteciparvi assieme ai colleghi.

Avrebbe accusato un malore dopo la partita

Secondo la versione ufficiale, Eugenio Fasano accusò un malore perdendo i sensi dopo la partita, alle 15, mentre si trovava nello spogliatoio del circolo.

Venne dunque soccorso e trasportato d'urgenza in ospedale entrando come "ignoto". Tutto ciò nonostante al policlinico fossero presenti almeno una quarantina di colleghi di Eugenio che desideravano avere aggiornamenti sulle sue condizioni. La cognata Teresa ha precisato: "Eugenio è stato riconosciuto da me solo alle 17:44, poco dopo il nostro arrivo in ospedale. Eravamo stati avvisati intorno alle 16:30 con una chiamata a mia sorella Maria".

Teresa ha specificato: "Ho capito immediatamente che qualcosa non andava. Ho fatto tante domande per sapere cosa gli fosse successo ma le versioni erano contrastanti e quando ho saputo dello pneumotorace massivo, delle costole staccate e del polmone destro perforato ho capito che non potevano essere le conseguenze di un infarto del miocardio. Sono troppe le cose che non tornano. Cos'è successo di così grave da dover nascondere la verità sulla morte di Eugenio?".