A più di tre settimane dalla caduta di Kabul, i talebani hanno annunciato la formazione del nuovo governo. Tra i ruoli chiave spiccano anche diversi ricercati per terrorismo internazionale. Nessun ministero sarà presieduto da donne: le donne afghane, spiega il portavoce dei talebani Sayed Zekrullah Hashim, non devono stare al governo ma "fare figli". E intanto gli studenti coranici continuano la loro avanzata nella provincia del Panjshir, ultimo baluardo di resistenza contro i nuovi padroni dell'Afghanistan.

Il nuovo esecutivo dell'Emirato afghano

A presiedere il nuovo governo afghano sarà Mohammad Hassan Akhund, già consigliere del mullah Omar (fondatore dei talebani) e personaggio che figura nella lista Onu dei terroristi. Abdul Ghani Baradar, co-fondatore del movimento degli studenti coranici e negoziatore degli accordi di Doha, ricoprirà il ruolo di vice premier, mentre Sirajuddin Haqqani (ricercato per terrorismo dall'Fbi) sarà il nuovo ministro dell'Interno. Alla Difesa andrà il mullah Yacoub, figlio del mullah Omar.

A breve, dichiara il capo della comunicazione dell'Emirato afghano Amhadullah Muttaqi, verrà annunciato il nuovo esecutivo, ma non in concomitanza con il simbolico ventennale degli attentati dell'11 settembre.

Sarà il primo governo, continua il responsabile della commissione cultura, a esercitare il suo potere sull'intero territorio dell'Afghanistan.

Le reazioni della comunità internazionale

Con accenti differenti, la comunità internazionale esprime preoccupazione in merito al nuovo governo afghano. In ballo ci sono le future mosse dell'Onu, stretta tra la necessità di proteggere la popolazione e le conseguenze di un possibile riconoscimento dei talebani a livello internazionale.

L'inviato afghano presso le Nazioni Unite Ghulam Isaczai chiede espressamente al Consiglio di Sicurezza di non riconoscere il nuovo governo, sostenendo che le recenti proteste a Kabul sono un chiaro segnale di insofferenza del popolo nei confronti del "regime totalitario dei talebani".

L'Unione europea critica la composizione del nuovo esecutivo, giudicandolo "non inclusivo" e "non rappresentativo" a dispetto delle recenti dichiarazioni dei talebani.

Anche gli Stati Uniti si dicono "preoccupati" per il governo talebano, soprattutto per la presenza di nomi legati a gruppi terroristici come Al Qaeda e per l'assenza di donne, ma affermano che lo giudicheranno "in base ai fatti". L'annuncio del nuovo governo viene considerato un importante segnale di "ripristino dell'ordine" dalla Cina, che apre al dialogo augurandosi che i nuovi leader afghani ascoltino tutte le fazioni e sappiano rispondere ai bisogni della popolazione.

Nel frattempo, continua l'avanzata dei talebani nelle province afghane. Se gli studenti coranici dichiarano di aver stroncato la resistenza in Panjshir, il capo della resistenza Ahmad Massoud denuncia la "pulizia etnica" in atto ed esorta la popolazione ad una "rivolta nazionale".

E l'Unesco avverte che in Afghanistan si rischia una "catastrofe generazionale", dovuta al possibile rischio di veder svanire i progressi finora raggiunti soprattutto in tema di educazione delle donne.

Le reazioni della politica italiana

Non mancano reazioni all'annuncio del nuovo esecutivo afghano anche da parte di alcuni esponenti della politica italiana. Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli manifesta la sua preoccupazione per l'emergenza umanitaria nella provincia del Panjshir, chiedendo di istituire urgentemente dei corridoi umanitari. Preoccupato si dice anche il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per il quale i fatti che stanno accompagnato la formazione del nuovo governo talebano sono "ampiamente scoraggianti" e rischiano di trasformare l'Afghanistan in un "Paese fallito".

Secondo l'ex premier Massimo D'Alema, infine, definire "terroristi" i talebani è un errore. A pianificare l'attentato alle Torri Gemelle, sostiene D'Alema, non furono i talebani ma un'élite araba di matrice saudita condotta in Afghanistan per volere degli americani, in chiave anti-sovietica. Pur se fondamentalisti e intolleranti, continua l'ex premier, i talebani sono un gruppo politico al pari di Hamas e Hezbollah e con loro è necessario dialogare, onde evitare una possibile catastrofe umanitaria.