Sicuri di sé e determinati, i presunti assassini di Willy Monteiro Duarte, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, sono apparsi per la prima volta in un'aula del Tribunale di Frosinone. Da imputati, hanno deposto senza un accenno di pentimento. Ieri, 18 novembre, è entrato nel vivo il processo in Corte d'Assise per l'omicidio del 21enne di origine capoverdiana, ucciso la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, in provincia di Roma, nel corso di un pestaggio. Il ragazzo era intervenuto a difesa di un amico. Dopo 14 mesi dalla tragedia, tutti e quattro gli imputati erano presenti in aula: i fratelli di Artena, detenuti nel carcere romano di Rebibbia, così come Mario Pinciarelli, ex amico e ora grande accusatore, e Francesco Belleggia, l'unico agli arresti domiciliari.
Tutti sono accusati di omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Processo Willy, la difesa dei fratelli Bianchi
Ieri i fratelli Bianchi hanno incontrato più volte durante le sei ore di udienza lo sguardo di Lucia Monteiro Duarte, la mamma del ragazzo ucciso, presente in aula con la figlia Milena e distante da loro pochi metri. "Non siamo dei mostri come ci hanno descritto", hanno detto e ripetuto in aula, Marco e Gabriele Bianchi, difesi dall'avvocato Mario Pica. I due hanno lamentato un accanimento, se non un odio, mediatico contro di loro e si sono descritti come lavoratori e amanti dello sport. Entrambi hanno parlato a lungo sostenendo di non aver ucciso Willy e giurando di non essersi accorti di cosa fosse avvenuto quella notte.
Marco ha sostenuto di aver dato al ragazzo ucciso solo una spinta e un calcio al fianco. Lui e il fratello si sono difesi incolpando l'altro imputato, Francesco Belleggia, in fuga con loro dopo il pestaggio. Belleggia ha replicato accusando gli ex amici, soprattutto Marco Bianchi che invece, a suo dire, avrebbe scaricato addosso al ragazzo pugni e calci che potrebbero averlo ucciso.
"Se avessi colpito io Willy mi sarei assunto le mie responsabilità nei confronti dei suoi familiari. Sono intervenuto per difendere mio fratello Gabriele. Belleggia non dice la verità e dovrebbe assumersi le sue responsabilità", ha detto Marco Bianchi. E il fratello Gabriele ha sostenuto che Belleggia avrebbe inferto un calcio al collo mentre Willy era a terra, "senza pietà, da infame".
Ha aggiunto di essere vicino al dolore dei familiari di Willy essendo anche lui padre. "Il fatto che Belleggia sia ai domiciliari mi provoca una grande rabbia - ha detto - Io lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy, ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologici del carcere". Belleggia è stato tirato in ballo anche dal quarto imputato, Mario Pinciarelli, in un gioco di accuse e controaccuse a cui ha assistito la mamma di Willy che ha ascoltato anche i due imputati dolersi del fatto che la morte di Willy gli ha distrutto la vita.
La mamma di Willy: 'Non ho visto un pentimento'
All'uscita del tribunale, la mamma di Willy si è fermata a parlare con i giornalisti manifestando il suo pensiero con grande compostezza: "Spero un giorno che ci sia un pentimento che io oggi non ho visto.
Solo questo per far riposare mio figlio in pace". La donna ha detto che gli imputati non devono chiedere perdono a lei e alla sua famiglia, ma a loro stessi. "Se un giorno ci riusciranno, vuol dire che ci sarà un vero pentimento per quello che hanno fatto". Se ciò accadrà, Lucia potrà coltivare la speranza che l'uccisione di suo figlio possa avere un senso. Finora, invece, le sembra che sia morto invano.
"Loro continuano a dire di non aver fatto niente. Willy è morto, non è che non abbiano fatto niente. Preferivo che avessero detto di essere pentiti per ciò che hanno fatto, piuttosto di dire che non hanno fatto niente". E poi sul perdono: "Una cosa talmente grande che io l'ho affidata al Signore".
Lo scorso 10 giugno, quando si era aperto il processo, Lucia Monteiro aveva detto: "L'unica cosa che provo è tristezza", per poi aggiungere: "Mio figlio è presente con noi oggi e ci dà la forza di affrontare l’udienza”.
Per i testimoni Willy picchiato selvaggiamente
I quattro imputati furono arrestati subito dopo i tragici fatti. Il gip convalidò il fermo dopo che erano state raccolte tante testimonianze di chi aveva visto picchiare Willy già a terra, colpirlo violentemente più volte con calci e pugni. Un teste raccontò, in particolare, di aver visto gli aggressori che “continuavano a passargli sopra". Esperti di arti marziali, i Bianchi seminavano il terrore nella zona avendo fama di essere picchiatori, addetti a recuperare crediti per attività non lecite. In un’intercettazione telefonica con il figlio Gabriele in carcere, la mamma dice riferendosi a Willy: "L’hanno messo in prima pagina, manco se fosse morta la regina".