Dopo più di un un mese trascorso in rianimazione all'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, è tornato a casa il 53enne Maurizio Sabbatino, brigadiere capo dei carabinieri della compagnia Oltre Dora. A fine novembre, il militare si trovò nel mezzo di una rapina nella farmacia comunale 12 di corso Vercelli, alla periferia di Torino.

Cercò di sventare il colpo e di neutralizzare due giovanissimi malviventi, uno 16enne, l'altro appena maggiorenne. Il più piccolo dei due lo accoltellò riducendolo in gravi condizioni. Intervistato dal Tg1, il militare ha raccontato l'esperienza traumatica.

Torino, 'Non dimenticherò mai quegli occhi di ghiaccio'

"Ho avuto paura di morire e di lasciare la mia famiglia da sola", ha detto il sottufficiale che finalmente ha potuto riabbracciare la moglie e i due figli nella casa a Torino dopo la convalescenza in ospedale. "Quello che mi rimarrà - ha detto ai microfoni del Tg1 - è la freddezza di chi mi ha colpito, aveva gli occhi di ghiaccio". Ha riferito di avere una grande cicatrice che lo attraversa da parte a parte. "Quando l’ho vista ci sono rimasto male, non pensavo di aver uno squarcio del genere", ha ammesso.

Ha rievocato i tragici momenti della sera del 29 novembre scorso: in borghese perché non era in servizio, era entrato nella farmacia comunale di corso Vercelli per comprare delle medicine.

Si è accorto che c'era una rapina e ha gridato ai due malviventi, entrambi con il volto travisato, 'Alt, carabinieri'. Per un momento hanno avuto paura, ma appena si sono accorti che non era armato hanno preso coraggio e il più piccolo lo ha accoltellato quattro volte, colpendolo a una gamba, al fegato e a un polmone. Soccorso, mentre i due erano fuggiti, Sabbatino, trasportato in ospedale, era stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico.

'Non me ne vogliano i genitori, non posso perdonarli'

Giacinto Pinto, l'inviato del Tg1, nel corso dell'intervista gli ha chiesto se può perdonare i due giovani rapinatori. "Che non me ne vogliano i genitori, ma non posso perdonarli", ha risposto Sabbatino specificando che il suo lavoro è intervenire, prevenire e reprimere. Il perdono è un compito che preferisce lasciare a qualcun altro.

Il brigadiere ha però rivolto un appello ai coetanei dei due rapinatori, affinché non abbandonino mai la strada della legalità. "Commettere reati non è la cosa migliore e non vi porterà mia ricchezza. Potete e dovete crearvi un futuro, ma positivo e legale e non negativo e illegale", le parole conclusive del militare. Per il suo atto, il brigadiere ha ricevuto un encomio solenne da parte del Comando Generale dell'Arma.

Torino, 'Ho proposto la rapina per simpatia'

Il primo a costituirsi la notte stessa della rapina era stato il 16enne responsabile dell'accoltellamento. Il giorno successivo era toccato al 18enne Francesco Farace. Interrogato alla presenza del suo difensore, il 18enne dichiarò: "Mi è stato simpatico fin da subito ed è per questo motivo che ho deciso di fare una rapina con lui".

A sua volta, il 16enne nelle dichiarazioni messe a verbale riferì: "Il giorno prima, quando Francesco mi ha detto di fare la rapina, non sono riuscito a dirgli di no".

Da allora, dopo la convalida dei fermo, entrambi sono in carcere. Lo hanno deciso in piena sintonia il tribunale ordinario nei confronti di Francesco Farace, quello per i Minorenni che vaglia la posizione del 16enne. Sono accusati di tentato omicidio e rapina aggravata. Dalle risultanze investigative, tra il 18enne e il 16enne ci sarebbe stato un rapporto di soggezione. Nell’ordinanza di convalida del fermo di Farace, il gip di Torino, Giulio Corato, ha scritto che il 18enne si sarebbe mosso "orgogliosamente in un contesto di periferia dove i biglietti da visita e le stelle al merito appaiono, tra i giovanissimi, le previe esperienze giudiziarie e le rapine già commesse".

Il 16enne, dal canto suo, ne sarebbe rimasto "affascinato, addirittura attratto".

Farace sarebbe andato ai giardinetti del quartiere a reclutare un complice, e per farsi bello avrebbe mostrato un'arma da fuoco e raccontato di aver rubato uno scooter. Il 16enne ne sarebbe stato intimorito al punto da dichiarare ai carabinieri: "Ho pensato 'o gli dico di sì, o mi ammazza'”. Per questo avrebbe accettato. Il papà del 16enne, quando lo accompagnò a costituirsi, disse: "Mio figlio ha fatto una cavolata, ma è un bravo ragazzo, e noi siamo una famiglia perbene. "Chiediamo scusa al carabiniere e soprattutto alla sua famiglia. Spero un domani, quando lo riterranno opportuno, di poter chiedere scusa di persona al carabiniere.

Non sappiamo spiegarci il motivo per cui mio figlio abbia fatto tutto ciò", aggiunse la mamma. "Con il coltello volevo solo liberarmi, non volevo fare del male", avrebbe detto il ragazzo agli inquirenti.