"Mi sento in colpa, non sono stato attento, Fatima per me era come una figlia, le volevo tanto bene e anche lei ne voleva a me": parole dette agli inquirenti da Azar Mohssine, il 32 enne di origine marocchina fermato ieri, 14 gennaio, a Torino con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Mohssine è il compagno della mamma di Fatima Skika, la bambina di tre anni morta dopo essere precipitata giovedì sera dal quarto piano di uno stabile a via Milano. Interrogato dal gip, ha ammesso che si sarebbe trattato di un tragico gioco.

Torino, 'È scivolata per colpa mia'

"È scivolata per colpa mia", ha detto ieri Azar Mohssine dopo essere stato portato in Procura e interrogato. L'uomo ha ammesso le sue responsabilità e oggi, davanti al gip del tribunale di Torino, Agostino Pasquariello, ha reso dichiarazioni spontanee prima dell'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo. "Stavo giocando con Fatima sul ballatoio. La lanciavo in aria. Lei rideva e salutava mamma che ci stava guardando da sotto. Mi è scivolata dalle mani. Non so come sia successo". L'uomo ha anche ammesso di aver bevuto e assunto hashish.

Fatima abitava con la mamma Lucia Chinelli, disoccupata 41enne, al quarto piano di un condominio al centro di Torino, a due passi dal multietnico mercato di Porta Palazzo.

Per un periodo, la mamma della bambina ha lavorato alle pulizie nei bagni del mercato. Il papà della bambina è andato via di casa un anno fa. Mohissine, invece, vive nello stesso stabile ma in una mansarda al quinto piano.

Giovedì sera, Fatima, spinta dalla curiosità, dopo essere uscita di casa indossando solo il pigiamino malgrado le rigide temperature, sarebbe corsa sul ballatoio, per poi salire le scale e raggiungere la mansarda di Mohssine che con due amici avrebbe trascorso una serata a base di alcol e droga.

Poi è precipitata in cortile. Mohssine ha diversi precedenti per droga, l'ultima condanna a otto mesi giunta proprio ieri. Nello stesso giorno è stato sottoposto a fermo per la morte di Fatima. "Ho lasciato la porta aperta, è tutta colpa mia", si sarebbe disperata la mamma. Non sarebbe stata la prima volta che la bambina si spingeva al piano di sopra.

Mohssine, subito dopo la tragedia, ubriaco avrebbe aggredito gli agenti di polizia. Sia la madre che il compagno sarebbero stati seguiti dai servizi sociali. Gli investigatori della Squadra Mobile e della Scientifica, coordinati dalla pm Valentina Sellaroli, hanno fatto sopralluoghi: impossibile pensare che una bambina così piccola abbia potuto scavalcare le alte ringhiere del ballatoio. Non ci sarebbero state né sedie, né sgabelli, né fioriere. La pm ancora non ha disposto la data dell'autopsia sul corpo della bimba.

Torino, la testimonianza di una panettiera

Giovedì alle 19 e 40 la panettiera Stefania Castro stava pulendo il locale prima della chiusura quando ha sentito delle voci. Le è sembrato si trattasse di una discussione tra un uomo che parlava una lingua straniera e una donna che gli rispondeva in italiano.

Poi ha sentito un tonfo "come di una cassa d'acqua caduta".

Dopo il tonfo che non riesce a levarsi dalla testa, è uscita dalla panetteria e ha visto la bimba a terra nel cortile. Si è accorta che la piccola Fatima indossava solo un pigiamino e l'ha coperta con il suo giubbotto. Ha sentito il battito. "Era così debole, lento. Non riesco a dimenticarlo". Ha visto la bambina provare a fatica a respirare, finché ha rovesciato gli occhi. A quel punto è arrivata la mamma che ha cominciato a urlare e disperarsi. Gridava, "la mia bambina, la mia bambina", in preda a un attacco che sembrava d'asma. Poi è sceso un uomo, probabilmente Mohessine, che Castro ha scambiato per il padre della bambina perché diceva: "è mia figlia".

Sul posto volanti e sanitari del 118 che hanno trasportato d'urgenza la bambina all'ospedale infantile Regina Margherita dove è stata sottoposta a un intervento ma non è servito a salvarla: è morta ieri mattina.

Patrigno sconvolto, le parole del legale

Alessandro Sena, il legale del 42enne ha detto che il suo assistito sarebbe sconvolto. "Per lui quella bambina era una figlia, non le avrebbe mai fatto del male". Per iI difensore non sussisterebbe il pericolo di fuga perché il fermato non avrebbe mai lasciato Torino "neanche quando è incorso in altri problemi con la giustizia".

Nella ricostruzione del difensore, la sera della tragedia Azhar sarebbe stato con alcuni amici intento a guardare la partita, sarebbe andato a salutare la compagna dopo cena.

È stato in quel momento che Fatima l'avrebbe seguito: i due sarebbero stati molto legati, e la piccola avrebbe trascorso con lui molto tempo. A quel punto, Azhar l'avrebbe presa in braccio per iniziare il gioco finito in tragedia. Al gip, l'assistito avrebbe detto di non aver perso lucidità, se non dopo aver capito che la bimba era caduta.