Assolto perché "il fatto non costituisce reato": lo ha deciso stasera, 24 novembre, la Corte d'Assise di Torino, presieduta dal giudice Alessandra Salvadori, al termine del discusso processo a carico di Alex Pompa, che era accusato di omicidio volontario. Il 30 aprile del 2020, il ragazzo, oggi 20enne, a Collegno, nel torinese, uccise con 34 coltellate il padre, l'operaio 52enne Giuseppe Pompa, per salvare la mamma e il fratello dalle violenze del genitore. In aula, oggi, come a tutte le udienze del processo iniziato lo scorso 10 giugno, erano presenti la mamma del ragazzo, Maria Cotoia, e il fratello Loris.
Dopo la sentenza le lacrime della mamma
La sentenza è arrivata dopo una camera di consiglio di quasi sei ore: alla lettura del dispositivo, la mamma di Alex ha pianto e ha detto: "Ce lo meritiamo. La prima cosa che faremo ora? Abbracciarci". Il figlio assolto ha detto di non aver avuto ancora il tempo di metabolizzare la notizia e di volere solo andare a casa dopo una giornata intensa e pesante.
La Corte d'Assise di Torino ha accolto l'impostazione dei difensori incentrata sulla legittima difesa. Per la corte vale, tra le altre cose, l'assunto secondo il quale dopo anni di angherie da parte del padre ucciso, sia la mamma che i due figli si sentivano minacciati, assediati, avevano una sensazione quotidiana di morte imminente.
Nell'udienza dello scorso 8 novembre, invece, il pubblico ministero, Alessandro Aghemo, aveva chiesto 14 anni di reclusione per l'imputato. Anche oggi, nel corso delle repliche, il pm ha sottolineato che "non basta dire che c’era la paura, che la vittima sarebbe potuta passare all’azione. Non basta perché non ci sono le prove.
Non basta dire che il suo comportamento era sempre aggressivo. Non è detto che chi ha certi atteggiamenti, mai giustificati e giustificabili, si trasformi automaticamente in un assassino".
La sera dell'omicidio, la mamma di Alex rientrando a casa era stata aggredita dal marito, violento, ossessivo e geloso. "Andiamo sotto e vi ammazzo.
Vi ammazzo. Non ho paura del carcere", aveva detto l'uomo scagliandosi contro la moglie e i figli. Al culmine di quell'ennesima aggressione dopo anni di violenze e maltrattamenti da parte di un padre padrone, Alex lo colpì con diversi coltelli. Poi, chiamò i carabinieri e confessò il delitto. In seguito, il Tribunale del riesame di Torino accolse la richiesta di scarcerazione presentata dal difensore e gli permise di scontare la pena ai domiciliari presso un compagno di classe, in vista dell’esame di maturità, poi sostenuto all’istituto alberghiero Arturo Prever di Pinerolo.
Torino, in aula gli audio del genitore violento
L’avvocato difensore di Alex, Claudio Strata, nella sua requisitoria, stamani aveva chiesto l’assoluzione piena dell'assistito spiegando che uccise per legittima difesa.
In aula, il difensore aveva fatto ascoltare audio che documentano la violenza domestica dell'uomo. Dal 2018, madre e figli avevano registrato di nascosto oltre duecento file audio di liti per avere una prova "semmai dovesse succederci qualcosa".
"Schifosa tu, hai capito? Io ti giuro che te la faccio pagare, ti disintegro", sono alcune delle frasi che Giuseppe Pompa diceva alla moglie. Ascoltandole in aula, Alex aveva abbassato lo sguardo. L'avvocato aveva spiegato alla corte che il ragazzo ha sempre cercato di intervenire per contenere l'aggressività e la furia del padre, a scopo difensivo, mai aggressivo.
La mamma: 'Vogliamo una vita normale'
Stamattina, la mamma di Alex aveva detto che Alex la violenza paterna l'ha vissuta fin da bambino, e aveva chiesto l'assoluzione perché uccidendo il padre avrebbe salvato la vita a lei e all'altro figlio.
"Speriamo che capiscano che noi non meritavamo tutto questo e assolvano Alex e che possa finalmente vivere un pochino di vita serena. Dopo tutto quello che abbiamo patito, noi ci meritiamo un'assoluzione", aveva detto la mamma parlando al plurale, quasi come a chiedere l'assoluzione di tutta la famiglia.
Prima della sentenza, Maria Cotoia aveva anche chiarito che Alex la sua "pena" l'avrebbe di fatto già "scontata" in tanti anni di vita infernale e che il suo desiderio oggi che i suoi figli riescano a fare una vita se non serena, almeno normale e ad avere tutto quello che per anni gli è stato tolto. L'altro figlio Loris non se l'è sentita di parlare.
Oltre alla mamma e al fratello che gli sono stati sempre vicini, in aula c'era Rinaldo Merlone, ex preside dell'alberghiero Arturo Prever di Pinerolo, il quale pure ha sostenuto il ragazzo con il corpo docenti.
Inoltre c'era pure un l'imprenditore edile trevigiano Paolo Fassa, che dopo aver letto sui giornali la storia di Alex è rimasto profondamente colpito dalla sua storia e ha deciso di mettersi a disposizione per aiutarlo a sostenere le spese legali.