Devono restare in carcere i due fratelli gemelli 17enni che a Polaveno, in provincia di Brescia, hanno accoltellato in casa la sorella 22enne nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Sottoposta a più interventi chirurgici, la ragazza è viva per miracolo.

Mentre c'è una famiglia distrutta e una piccola comunità annichilita, gli inquirenti ipotizzano che il disegno criminale sia stato premeditato e che avrebbe potuto colpire tutta la famiglia. Ieri, 22 febbraio, dopo la confessione resa sia subito dopo l'arresto che nel nuovo interrogatorio, il gip del tribunale dei minori di Brescia ha convalidato il fermo per il pericolo di reiterazione del reato e ha disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere.

Brescia, per il gip volontà dei minori di uccidere

Nessun gesto d'impeto, o tantomeno condizionato da eventuale assunzione di alcol e droghe, ma un attacco studiato e sferrato a sangue freddo. Nelle cinque pagine dell'ordinanza con la quale ha convalidato il fermo, il gip Daniela Martino sottolinea la gravità di un gesto premeditato e tratteggia il profilo dei due gemelli. Sono definiti, tra le altre cose, "personalità che non mostrano alcun rispetto per la vita, anche in presenza di relazioni parentali significative". I due hanno colpito la sorella con un coltello e un'ascia che avevano preso dal capanno degli attrezzi all'esterno dell'abitazione. Venerdì notte, hanno sorpreso la 22enne nel letto mentre dormiva e l'hanno colpita ripetutamente al volto, al collo, al torace, all’addome, alle braccia e alle mani.

Di entrambi, il gip sottolinea le esigenze delle misure cautelari perché potrebbero nuovamente tentare di uccidere essendo a suo dire del tutto incapaci di autocontrollo.

Maria Cristina Bonomo il pm che li aveva già interrogati sabato mattina, li accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dal vincolo di parentela con la vittima, dalla sua minorata difesa e dai futili motivi.

Interrogati dal pm, hanno ammesso le loro responsabilità senza ritrattare e hanno fornito dettagli definiti ‘sconvolgenti’ persino dagli stessi difensori, gli avvocati Stefano Paloschi e Andrea Paternoster. La stessa versione è stata poi replicata davanti al gip che li ha sentiti da remoto. Anche al gip hanno detto di essere ‘pentiti’, ma poi non hanno voluto che i genitori assistessero al loro interrogatorio in cui sarebbe emerso un retroscena terribile.

I due si sarebbero messi d'accordo su tutto, e forse avrebbero voluto compiere una strage familiare.

Al momento, dei due, uno resta nel carcere minorile di Firenze dove era stato trasferito subito l'arresto. L'altro, dopo essersi fatto male a una mano proprio colpendo la sorella, è finito prima in ospedale, poi in comunità in attesa di essere collocato in un'altra struttura detentiva per minori.

Brescia, labile movente

Dell'accaduto, gli inquirenti hanno sottolineato tanto la ferocia dell'attacco da parte dei due, quanto la futilità delle ragioni per cui sarebbe avvenuto. A Polaveno, i gemelli fino a pochi giorni fa incensurati, erano conosciuti per la vivacità esibita, non per episodi di violenza.

Il movente sarebbe familiare e determinato dall'insuccesso scolastico. La sorella più grande, in particolare, come una seconda mamma, li avrebbe rimproverati. In un primo momento i due frequentavano la stessa scuola, ma in accordo con la famiglia erano stati separati.

Poi uno, mesi fa, aveva lasciato l'istituto tecnico, l'altro avrebbe continuato a frequentare con scarso rendimento. Gli incitamenti, anche del padre, per proseguire gli studi, almeno fino al diploma, sarebbero stati fallimentari. Al vaglio degli inquirenti, anche una eventuale motivazione economica. Il dato certo è che venerdì notte, dopo che le urla della sorella hanno svegliato i genitori, sono fuggiti. Ma prima, un gemello ha chiamato il 112 chiedendo un’ambulanza per la sorella ferita gravemente.

Insieme hanno rovistato nel portafoglio del padre e rubato 200 euro che sarebbero serviti con altri soldi per la 'latitanza', interrotta dopo qualche ora dai carabinieri in località Ponte Zanano.

Genitori e comunità attoniti

"Questa storia ci ha sconvolto la vita": è l'unica frase detta ai giornalisti dai genitori all'uscita del Tribunale dei minori. Patiti del calcio, i figli non avevano dato nessun problema in campo. Unico episodio registrato: un'insegna con un pallone distrutta per divertimento.

Questi ragazzi vivaci avevano iniziato da un paio di mesi a praticare anche la boxe. "Siamo senza parole, conosciamo bene la famiglia, sono tutte brave persone. Quando ho scoperto che la ragazza era stata colpita, sono scoppiata a piangere", ha riferito una vicina.